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Il maestro di karate Stefano Pucci con i dirigenti della federazione africana
Il maestro di karate civitavecchiese Stefano Pucci non pensava certo quando è atterrato, la scorsa settimana, a Dakar (Senegal) come inviato ufficiale della Iku di essere coinvolto nella guerra civile che sta insanguinando il Senegal da alcuni giorni . Allo stadio Marius Ndiaye , invece di andare di scena i campionati africani della Iku, erano stati sistemati circa 800 agenti della Gendarmerie du Senegal in completo assetto antisommossa. Da giovedì primo giugno a lunedì 5, come riportato anche dai telegiornali italiani, migliaia di studenti hanno affrontato la polizia e l’esercito nazionale che aveva schierato carri armati ed autoblindo su tutti gli incroci e le principali arterie della Capitale ; bilancio finale (almeno fino a mercoledì) 23 morti, 89 feriti e 530 arrestati .
«Siamo stati confinati - dichiara Stefano Pucci - nel nostro hotel per 5 giorni e, tutte le manifestazioni sportive e culturali, sono state vietate dal Governo che ha anche bloccato tutti gli accessi ad internet, Facebook, Whatsapp e telefonia mobile per evitare che i vari cortei di protesta potessero coordinarsi».
«Non abbiamo mai avuto paura per le nostre persone- spiega l'arbitro internazionale Sergio Valeri - ma il disagio nel vedere tutto il lungomare incendiato ed i corpi di alcuni manifestanti uccisi per le strade vicine alla università coperti con i sacchi di juta, non era proprio mai capitato in questi anni nei nostri viaggi sportivi nei vari paesi del mondo».
«Meno male che i nostri voli per l'Europa- conclude Pucci - hanno viaggiato , seppur con dei ritardi , abbastanza regolarmente. Minor sorte hanno avuto le delegazioni africane come le squadre del Gambia, Mauritania, Congo e Mali che hanno dovuto effettuare il viaggio di ritorno con mezzi di fortuna».
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