Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte e di spesa sanitaria nei paesi ricchi. Alcune di queste affondano le radici nell’infanzia, si calcola che in Italia un bambino su dieci nasca con un difetto cardiaco. Alcuni sono gravi, ma molti non lo sono. Possono comportare una formazione anomala delle pareti del cuore, delle valvole cardiache o dei vasi sanguigni che entrano o escono dal cuore. In ogni caso, è importante individuare i difetti cardiaci al più presto, prestando attenzione ai segnali quanto l’affanno, il dolore al petto, le palpitazioni e la scarsa resistenza allo sforzo fisico. Nella stragrande maggioranza dei casi, queste manifestazioni non sono riconducibili a una patologia grave, in altri sono veri e propri campanelli d’allarme. Sono questi alcuni dei temi trattati da Daniela Massari, specialista in cardiologia e in ginecologia e ostetricia, già direttore della struttura complessa di cardiologia pediatrica presso l’ospedale dei bambini Vittore Buzzi di Milano e oggi consulente di cardiologia per adulti e bambini alla clinica San Pio X di Milano, intervistata da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.

“Ritengo che per tutte le valutazioni specialistiche sia buona norma passare prima dal pediatra di riferimento, che conosce il bambino ed è in grado di soppesare se un sintomo può essere riferito a qualcosa in particolare – ha esordito – Il mondo pediatrico si occupa di coprire dal neonato all’adolescente, nel neonato bisogna stare attenti che cresca regolarmente, che non abbia un affanno mentre mangia, che non ci sia del pallore improvviso o che non sia cianotico. A livello cardiologico, invece, bisogna fare una distinzione per fasce d’età”. “Le malattie più serie come valore assoluto sono sempre le cardiopatie congenite – ha spiegato Massari – Potete immaginare come sia estremamente variegato lo spettro possibile delle malformazioni cardiache. Può arrivare troppo sangue nei polmoni o troppo poco, numericamente le cardiopatie congenite sono quelle che determinano le maggiori urgenze dalla nascita al primo anno di vita. Spostandosi verso l’età scolare o adolescenziale emergono le aritmie, le cardiomiopatie, le pericarditi e quant’altro”.

E sui passi in avanti della medicina: “Un pò il bambino è vissuto e vive di rendita delle scoperte farmacologiche nell’adulto, c’è molta più offerta terapeutica anche a livello pediatrico, ma la svolta è stata l’emodinamica interventistica, che consente di chiudere buchi, allargare valvole, e sono manovre effettuate senza bisogno di aprire il torace – ha sottolineato – La cardiochirurgia ha fatto passi da gigante negli ultimi 30-40 anni, oggi troviamo cardiopatie in adulti che una volta non sarebbero arrivati all’età adulta o in certe condizioni di vita”. Per fortuna, non sempre dei dolori assimilabili a quelli provocati dalle malattie cardiovascolari si rivelano preoccupanti: “Molto spesso i giovani adolescenti riferiscono di dolori precordiali ai quali non corrisponde un’effettiva malattia, sono spesso dolori intercostali – ha precisato Massari – Sono dolori puntori di pochi secondi e diffusi all’emitorace e non retrosternali, non oppressivi, riferiti dal bambino come spilli. Un’altra cosa che spesso i bambini hanno e di solito non ha un peso a livello di patologia, sono affanni o batticuori causati da emozioni, stress e quant’altro, dunque non preoccupanti”.

I bambini soffrono d’ansia, a volte devono tirare un respiro profondo che non ha nulla a che vedere con patologie – ha aggiunto – L’accelerazione del battito cardiaco è frequente nei bambini e assolutamente normale, un conto però è avere 105 al posto di 70, un conto 210, sono due cose completamente diverse”.

Infine, su quello che è un vero e proprio terrore per i genitori, la morte in culla improvvisa: “Il problema è di attualità, ma le origini di moltissimo tempo fa. Nell’800 venivano descritti casi di fratelli morti durante un’interrogazione e un rimprovero a scuola. Più in là abbiamo scoperto che probabilmente erano affetti da una malattia genetica e abbiamo scoperto che anche il sonno può essere tra gli effetti scatenanti – ha riconosciuto – La morte improvvisa in culla che interessa i bambini dal primo al sesto mese è un evento che non ha ragione d’essere, senza una causa – ha concluso – Quello che si può fare oggi è individuare fattori predisponenti come il fumo in gravidanza o la posizione del neonato mentre dorme”.