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CIVITAVECCHIA – La logistica chiede treni e aree adeguate per potersi sviluppare. Ne è convinto l’ex operatore portuale ed esperto di logistica Sergio Serpente, ospite della trasmissione “Il Punto” sui canali social di Civonline.it. Oggi la crisi esplosa nel Mar Rosso preoccupa, e non poco, per le ripercussioni nell’immediato, ma anche per gli effetti che si potranno avere nei prossimi mesi se non si riuscirà a trovare una soluzione per arginare la situazione.
Gli attacchi nel Mar Rosso hanno messo a repentaglio la sicurezza dei traffici commerciali marittimi, generando seri problemi sia sui tempi di percorrenza - perché dirottando le navi dal canale di Suez al sud Africa, attraverso il Capo di Buona Speranza, si vanno ad aggiungere circa 10 giorni in più di viaggio - che sui costi dei container. Il rischio per l’Italia è che le navi possano fermarsi prima, in Spagna o in Francia ad esempio.
«Ci stavamo facendo due conti - ha spiegato Serpente - una nave che parte oggi dalla Cina, arriverà a Civitavecchia dopo 40-45 giorni, a fronte dei 29-30 impiegati prima della crisi del Mar Rosso. Questo si traduce in un danno economico ingente, non solo per i tempi di consegna delle merci. Una nave grande di container o carica di auto costa dai 70 agli 80 mila dollari al giorno: se si aggiungono una decina di giorni in più di navigazione i costi aumentano in maniera esponenziale». Maggiori cosi che si traducono quindi in un aumento anche della spesa per il consumatore finale. Una corda che non può essere tirata oltre.


«Se non si porrà un freno l’Italia subirà grandissimi danni da questa situazione - ha tuonato Serpente, soffermandosi poi sull’Interporto - oggi la struttura è full. Stiamo lavorando in questo periodo per rendere operativi anche i piazzali: la piattaforma fu progettata con troppi spazi liberi a terra. Noi stiamo cercando di sfruttare anche quelli in modo efficiente. Questo non significa che la crisi non si senta da noi. Ma sicuramente la stanno pagando maggiormente i porti che hanno collegamenti diretti. Per quanto ci riguarda la frutta che arriva proveniente da Ecuador, Costa Rica e sud America. La merce dal Far Est arriva con i feeder: viene quindi scaricata in altri porti e poi inviata qui a Civitavecchia. Di problemi ne abbiamo in termini di ritardi e di aumento dei costi: sembra che negli ultimi venti giorni siano aumentati del 150% i costi per l’import e l’export, con la merce italiana che rischia quindi di non essere competitiva».
Per quanto riguarda Civitavecchia in particolare, Serpente ribadisce: la logistica ha bisogno di aree industrializzate e di ferrovia. A maggior ragione oggi, con i lavori per l’ultimo miglio in fase di conclusione, per un sistema ferroviario all’avanguardia, al passo con quelle che sono le esigenze del sistema trasportistico nazionale ed internazionale, flessibile e in linea con le necessità del mercato. «Risulterebbe strategica - ha aggiunto Serpente - la riattivazione della linea Civitavecchia-Capranica-Orte, la ferrovia dei due mari che collegherebbe in modo veloce ed efficace il Tirreno e l’Adriatico». Ferrovia che, come sottolineato nei giorni scorsi dal presidente del comitato per la riattivazione della tratta, Raimondo Chiricozzi, andrebbe a collegare ben quattro piastre logistiche: gli interporti di Civitavecchia, di Orte, di Jesi ed il centro logistico di Nepi.
«Oggi il 90% delle merce viaggia su container via mare - ha spiegato Serpente - con il treno si arriverebbe più velocemente a destinazione. Ma anche per la ferrovia servono aree, discorso strettamente collegato per sviluppare la logistica. È possibile che appena fuori il porto vi siano attività commerciali e non zone a servizio, con destinazione d’uso adeguata? Enel parla di logistica da almeno tre anni: a Genova, La Spezia e Livorno sono già state risolte le problematiche sollevate, e qui? Quando sarà dismessa Tvn che si farà in quell’area? Nella logistica può esserci il futuro, ma si deve programmare e progettare ora. Occorre - ha concluso - riprogrammare un porto che sia funzionale alle esigenze del territorio e della logistica: così insieme anche alla ferrovia, lo scalo potrà dare un’ottima risposta, condizionata però dal ragionamento del territorio tutto, per dettare le linee di sviluppo».
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