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CIVITAVECCHIA – «È stata una navigazione difficile e faticosa ma alla fine abbiamo avuto la capacità di trovare venti favorevoli e mari calmi». Pino Musolino, oggi commissario straordinario e per quattro anni presidente dell’Adsp del Mar Tirreno centro settentrionale, traccia un bilancio pubblico, sincero ed appassionato del suo mandato, convinto di aver portato a termine una delle più belle esperienze della sua vita. Dal Governo niente via libera per altri quattro anni a Molo Vespucci e nel frattempo il voto parlamentare per la nuova presidenza, affidata con ogni probabilità all’ingegner Raffaele Latrofa, sembra slittare ad ottobre, lasciando la maggior parte dei porti italiani, compreso il network di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta, in una sorta di limbo istituzionale. «È stata un’esperienza umanamente intensa, a tratti complicata, ma profondamente bella. Io e la mia famiglia ci siamo legati a questo territorio, ai suoi luoghi e ai suoi porti. Porteremo con noi questo affetto per sempre», dice Musolino, lasciando spazio all’emotività prima ancora che alla contabilità. Ma è proprio su quella, sullo stato di salute dell’ente, che si sofferma. Arrivato nel dicembre 2020, nel pieno della seconda ondata pandemica, Musolino ha trovato un sistema portuale tecnicamente in default, 18 navi ferme in rada, contenziosi incancreniti – come quello con Gtc, fermo da oltre 11 anni o la vertenza Pas – e una reputazione da ricostruire, “tra la guerra delle banane e le censure della Corte dei Conti”. «Oggi possiamo dire di aver rimesso in piedi un porto che non aveva più futuro - ha confermato - i conti sono in ordine, i cantieri sono aperti, le opere sono in corso. Abbiamo centrato tutte le milestone del Pnrr e lasciamo un bilancio sano, con investimenti messi a terra per oltre 400 milioni di euro». Tra i risultati che rivendica con più orgoglio, l’accordo sul contratto di secondo livello per i dipendenti delle Autorità portuali, «nato qui a Civitavecchia e poi diventato la base del nuovo contratto collettivo nazionale di primo livello per tutte le autorità». Un traguardo giuridico e amministrativo che ha tutelato anche lavoratori di altre Autorità, tanto che, racconta, «alcuni di loro sono venuti a ringraziarmi di persona. È stato un momento che mi ha fatto capire che forse, sì, è valsa la pena». C’è spazio anche per qualche rimpianto: «Non aver potuto avviare un percorso vero di sviluppo e progressione interna per i dipendenti. Le progressioni verticali qui sono ferme dal 2011. Avrei voluto dare continuità a quel lavoro, ma so che non ci sarà un secondo mandato». Musolino rivendica anche la crescita del traffico crocieristico, pronto a tagliare un nuovo record, e guarda con orgoglio al futuro: «Quando Civitavecchia sarà prima nel Mediterraneo, avrà un pezzetto della mia impronta. Ma mi auguro che tutto il territorio impari a rivendicare con più fierezza i propri successi». Poi l’avvertimento, sobrio ma chiaro, sulla fase di stallo attuale: «Un’incertezza prolungata può scoraggiare gli investitori. Chi parla oggi con me, domani non sa con chi si troverà. La politica ha tutto il diritto di prendersi i tempi che ritiene, ma deve sapere che il tempo, per i mercati globali, non è infinito». Tra i successi rivendicati,e che lo rendono davvero orgoglioso,« i lavori per il prolungamento dell'antemurale, l'ultimo miglio ferroviario, il nuovo porto commerciale di Fiumicino, primo porto commerciale che si è costruito da zero in Italia dagli anni ’70, il completamento dei dragaggi a Gaeta e soprattutto - ha concluso - il riconoscimento di Civitavecchia come porto Core: non è certo solo merito mio, ma ci abbiamo speso davvero molto impegno. Resto a disposizione, come servitore dello Stato. E fino all’ultimo secondo utile continuerò a lavorare con la stessa serietà del primo giorno. Ho fatto del mio meglio e l’affetto che spesso ricevo per strada, dai civitavecchiesi, è il segno che forse non ho fatto tutto male. Questo affetto – conclude – continuerò a conservarlo per sempre, per questi porti e per questo territorio».
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