CIVITAVECCHIA – Sta facendo discutere la notizia della scelta di Barcellona di rallentare la crescita del traffico crocieristico, limitando il numero di terminal dal 2030. Ma a Civitavecchia, anziché generare timori o imitazioni, il caso catalano ha suscitato riflessioni di segno opposto.

«Non facciamo i nostri piani su quello che fa Barcellona – spiega il direttore generale di Roma Cruise Terminal John Portelli – il nostro traffico sta aumentando e dobbiamo guardare a cosa possiamo fare qui. I numeri dei passeggeri crescono in modo esponenziale, in particolare nel settore del turnaround, quello che ha le maggiori ricadute economiche sul territorio. E la città sta rispondendo bene, in termini di servizi, b&b, parcheggi. Dobbiamo continuare a crescere, per il bene di tutti».

Una posizione condivisa anche dal sindaco Marco Piendibene, che parla con l’orgoglio di chi rappresenta una realtà da 53mila abitanti ma ai vertici della classifica mondiale per traffico crocieristico. «Siamo pronti a scalare di un posto la classifica globale, e davanti abbiamo solo metropoli da milioni di abitanti. Noi svolgiamo egregiamente il nostro ruolo. Ringrazio chi ha lavorato per questi risultati: Rct, i presidenti dell’Autorità portuale, gli operatori. Il nuovo terminal e le infrastrutture che si stanno realizzando sono fondamentali. Ma il nostro compito è guardare avanti: stiamo lavorando per servizi migliori con la Ztl gialla nel medio termine e la riqualificazione dell’ex Italcementi nel lungo periodo. Attendiamo la nuova governance dell’Authority per portare avanti un ragionamento in sinergia con la città, per trasformare questo sviluppo in ricchezza e benessere diffusi».

Un equilibrio che secondo il commissario dell’Autorità di sistema portuale, Pino Musolino, che in questi anni ha guidato lo scalo nel consolidamento e crescita del settore crociere, può essere mantenuto solo con una governance attenta e lungimirante: «Già sei mesi fa avevo accennato alla scelta che Barcellona avrebbe preso. È una città - ha ricordato - che ha subìto l’overtourism, senza gestirlo. Ma Civitavecchia è diversa: qui abbiamo un porto in espansione, banchine nuove, e crociere che crescono senza impatti negativi sulla viabilità o sulla città. Il rischio overtourism? Per ora non c’è, ma i processi vanno governati. Venezia, quando la guidavo, era il secondo porto d’Italia dopo Civitavecchia, con 5mila posti di lavoro e un valore economico di mezzo miliardo. Poi tutto cancellato, in un attimo. Le crociere a Civitavecchia sono un asset di sviluppo serio, che crea lavoro e dà prospettive. Dobbiamo ragionare su come migliorare a livello qualitativo l’offerta turistica, valorizzando le ricchezze del nostro territorio regionale. E con il completamento dell’antemurale, abbiamo tutte le carte per diventare il primo porto del Mediterraneo in modo stabile».

Un'opinione che trova eco anche nel mondo imprenditoriale. Fabio Pagliari, presidente di Unindustria Civitavecchia, legge la notizia come un’occasione storica: «La decisone dell’Autorità portuale di Barcellona porterà Civitavecchia, presumibilmente, a diventare il primo porto in Europa per traffico crocieristico. Per il territorio - ha spiegato - è una opportunità che si potrà tradurre in maggiore visibilità pensando soprattutto alla possibilità di strutturare migliori offerte turistiche integrate.Essere il primo porto crocieristico d’Europa sarà anche un magnifico biglietto da visita per Civitavecchia, che si appresta anche ad accogliere nuovi investimenti industriali per un nuovo sviluppo in tutto il territorio». Se Barcellona frena, insomma, Civitavecchia accelera, con le crociere che non sono viste come un problema da contenere, ma come un’opportunità da gestire.

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