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CIVITAVECCHIA – «L’istituzione di una nuova provincia, con Civitavecchia protagonista, potrebbe offrire una piattaforma più efficace per la gestione delle risorse locali e per il potenziamento dei servizi pubblici, evitando al tempo stesso che la città possa o debba sopportare l’onere di contribuire alla risoluzione di problematiche (come ad esempio quelle relative al ciclo dei rifiuti) su base provinciale e che quindi, allo stato attuale, riguardano anche Roma Capitale». È uno dei passaggi della richiesta protocollata dagli otto consiglieri comunali di opposizione per la convocazione di un consiglio comunale aperto per la discussione dell’opportunità di uscire dalla Città metropolitana di Roma con la contestuale istituzione di una nuova provincia autonoma denominata “Porta d’Italia”. Non rinuncia a percorrere questa strada la minoranza, che anzi si dice decisa ad andare avanti, proponendo questo primo passaggio, a cui seguirà, al fianco del comitato promotore già al lavoro in queste settimane, la raccolta firme per l’indizione del referendum.
«Al consiglio aperto – ha spiegato il capogruppo di FdI Massimiliano Grasso – saranno invitati i sindaci dei comuni limitrofi che hanno aderito al progetto della nuova provincia o che debbano ancora esprimersi, le associazioni e le diverse realtà locali favorevoli o contrarie, ma anche esperti di diritto amministrativo che hanno realizzato studi o analisi sul progetto, come il professor Michetti. Ad aprile l’amministrazione Tedesco votò la delibera per l’adesione alla nuova provincia, mentre a luglio, primissimo atto prima ancora della costituzione delle commissioni, l’amministrazione Piendibene irritualmente ha deciso di revocarla, con scuse superficiali». Gli stessi consiglieri di minoranza hanno anche ricordato il percorso per uscire dalla Città metropolitana avviato dall’amministrazione a Cinque Stelle guidata dall’allora sindaco Cozzolino; oggi parte di quel gruppo siede in maggioranza con il centrosinistra. «Questo consiglio sarà l’occasione, per ogni consigliere – ha aggiunto il capogruppo di Forza Italia Luca Grossi – di esprimere la propria posizione ed il proprio pensiero politico in merito, chiarendo dubbi di ogni sorta. Auspico che venga convocato in un orario pomeridiano-serale per garantire una maggiore partecipazione della città». Deluso anche il collega della Lega, Antonio Giammusso, che tra l’altro siede nel consiglio di Città metropolitana, «un’area talmente vasta – ha ricordato – che non è semplice accogliere le richieste di tutti i comuni. La revoca di questa delibera non era certo tra le priorità di questa città che attende risposte importanti, di cui al momento non vediamo traccia. Una cosa è certa: quando da Roma decidono per noi gli effetti sono devastanti. Questo ci spinge ad andare avanti su questa strada». Ne è convinta anche la consigliera di FdI Simona Galizia, parlando della revoca da parte dell’amministrazione Piendibene come di «uno spot elettorale, per dimostrare un segnale di cambiamento e discontinuità. Non solo si tratta di una scelta sbagliata dal punto di vista amministrativo, aggrappandosi tra l’altro ad un presunto cavillo burocratico, ma questa decisione mette in evidenza – ha concluso – delle divergenze interne alla stessa maggioranza. Il consiglio aperto sarà l’occasione per chiarire ognuno le proprie idee. Questa è una battaglia trasversale, di tutta la città».
Venti i giorni che il presidente del consiglio comunale ha a disposizione per convocare la seduta aperta, così come richiesta da tutta l’opposizione. «Siamo fiduciosi – hanno concluso – che un dialogo aperto e costruttivo possa portare ad individuare la migliore soluzione possibile per il futuro del nostro comune e dei suoi cittadini, che è nostra intenzione comunque fare esprimere, in maniera quanto più possibile informata e consapevole».