Il palazzetto in piazza Dante, confiscato alla criminalità organizzata, viene acquisito nel patrimonio indisponibile del comune di Viterbo.

A dirimere le perplessità espresse dai gruppi di opposizione in merito alla procedura di acquisizione, prevista nella delibera di giunta, le rassicurazioni giunte dall'intervento della segreteria generale Puopolo rafforzato anche dal beneplacito arrivato dall'Agenzia per i beni confiscati o sequestrati alla criminalità organizzata hanno dissipato tutti i dubbi. Tra i motivi di dibattito il fatto che l'acquisizione dovesse passare prima dal consiglio comunale e non con delibera di giunta.

E la segretaria Puopolo ha chiaramente specificato che «oggi è il consiglio che acquisisce l'immobile».

Dubbi fugati, l'aula all'unanimità approva con l'astensione del Pd. Sia la maggioranza che la minoranza esprimono il plauso a una vicenda annosa che si conclude e che viene considerata come una vittoria di legalità.

L'edificio sarà destinato a scopi sociali, l'intenzione è quello di realizzare un centro con moderne tecnologie fruibile dai giovani con la finalità di promuovere la legalità e la lotta al degrado.

L'amministrazione può decidere di gestirlo autonomamente o, come sembra più probabile, affidandolo a una Onlus già individuata o tramite avviso pubblico.

Nel frattempo bisognerà però reperire le risorse per il ripristino del palazzetto, abbandonato e vuoto da anni.

In apertura dei lavori focus sull'affaire stadio Rocchi, che da diverso tempo e con particolare recrudescenza in questi ultimi giorni sta tenendo banco a Viterbo.

A chiedere spiegazioni sul perché da agosto la struttura sia rimasta chiusa e sulle varie fasi che hanno portato allo scontro tra Comune, la precedente società che gestiva lo stadio e la Faul Cimini è il consigliere di Fratelli d'Italia Matteo Achilli.

In particolare chiede di capire quale sia la situazione "visto che la sindaca sostiene che la società è inadempiente mentre dall'altro lato si risponde che è tutto a posto".

«Credo che per l'impianto del Rocchi - replica Chiara Frontini - non ci siano le condizioni di solidità necessarie per prorogare la convenzione. C'era un atto di preintesa qualora fosse onorato l'impegno Pnrr, con finanziamento di 1,6 milioni del progetto da parte della Viterbese. Non essendo state soddisfatte le condizioni della preintesa, niente proroga».

Poi, in merito alla dichiarazione di Achilli sul fatto che "nell'arco di due settimane la Regione - (l'impianto non è nella totale disponibilità del Comune ndr.) - si è resa disponibile», sottintendendo un ritardo da parte dell'esecutivo, la sindaca replica: «A chi ci accusa di essere stati inerti ricordo che prima non c'era neanche l'ufficio sport, ora almeno ci sono 3 persone".

Poi ripercorre quanto accaduto in questi mesi. Dalla manifestazione d'interesse a cui ha partecipato soltanto una società, ma senza presentare il documento unico di regolarità fiscale «che attesta di essere in regola con i pagamenti e con il fisco».

Da accertamenti fatti dal Comune è emerso un debito di circa 68mila euro con l'Erario quindi «per legge la società Viterbese non poteva partecipare. Se oggi è in regola - rimarca la sindaca - non lo era però al momento in cui ha presentato la domanda per gestire lo stadio. Non c'era alternativa».

Evidenziando poi che il Comune ha ripreso il controllo dell'impianto a settembre, la prima cittadina precisa: «Sapevamo che non prorogare la convenzione avrebbe provocato un terremoto però ribadisco che gestire uno stadio è diverso dal giocare allo stadio».

Auspicando infine che si possa tornare presto a vedere la squadra di Viterbo in campo, conclude lanciando un assist a Piero Camilli: «Non ci sono pregiudiziali se la Faul Cimini vuole giocare al Rocchi».