SANTA MARINELLA – “Governi di pochi paesi del territorio laziale si arrogano il diritto di decidere sul futuro dei loro cittadini, tra questi ci sono Santa Marinella e Santa Severa, in poche parole circa quindici persone dell’amministrazione che decideranno se circa 18mila concittadini debbano o no intraprendere l’avventura di entrare in una nuova Provincia, denominata Porta d’Italia, affrancandosi da Città Metropolitana”. Questa la dichiarazione della leader di Coalizione Futuro Clelia Di Liello in merito alla ventilata ipotesi di creare una nuova provincia.

“La proposta – continua la Di liello - è già stata stilata e, in alcuni casi, presentata alla cittadinanza, da noi avverrà a breve. Il vademecum è il documento che ha il contenuto di un piano e che i Sindaci del litorale, da Fiumicino a Montalto di Castro, utilizzano per proporre l’istituzione della nuova Provincia. Durante la riunione tenutasi a febbraio, è stato trovato accordo pieno tra i Sindaci presenti che si sono impegnati a portare la proposta nei rispettivi consigli comunali per l’approvazione, entro la fine di marzo. L’idea che emerge dal documento è quella di costituire una nuova Provincia, Porta d’Italia, appunto, che vada a rimpiazzare l’attuale Città Metropolitana di Roma, giudicata non efficiente e non rispondente alle esigenze dei territori più periferici, quindi troppo centralizzata. Però non viene offerta alcuna analisi, anche politica, del perché la Città Metropolitana non abbia funzionato e non funziona, cosa questa, che si potrebbe verificare anche per la Porta d’Italia. Il documento è molto lungo, ripetitivo e retorico e somiglia a un grande libro dei sogni dove tutto diventa possibile, con estrema facilità, in ogni settore della vita delle comunità coinvolte, circa 200mila cittadini.

I trasporti e le infrastrutture, il turismo, l’ambiente, l’agricoltura, i servizi amministrativi, i rifiuti, l’economia, la scuola, la sanità, e altro ancora. Ma, allo stesso modo, potrebbe essere il grande libro delle bugie, proprio perché è tutto molto approssimativo e senza basi analitiche. E soprattutto senza la partecipazione della cittadinanza che avrebbe bisogno, più che di nuove istituzioni, del buon funzionamento di quelle già esistenti attraverso il potenziamento delle risorse umane qualificate di cui necessitano. E che la politica dia segno di avere cura, per mezzo della delega conferitale, del territorio e delle popolazioni. Un aspetto particolarmente delicato e che merita molti approfondimenti è quello economico. Nei prospetti contabili illustrati nel Vademecum si evince che si prevedono entrate per oltre 73 milioni di euro ed uscite per quasi 70 milioni”.

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