Nei corridoi del Consiglio regionale del Lazio, specie quelli dei gruppi dell’opposizione di centrosinistra, non si parla d’altro: Zingaretti, la sua candidatura (blindata) alle Europee e la donna che porterà in tandem con l’intento dichiarato di far eleggere anche lei.

Dopo aver sbertucciato l’arrivo della Schlein alla segreteria del Nazareno (“con questa il Pd finirà al 17 per cento”), l’ex governatore del Lazio è riuscito di fatto a farsi posizionare come testa di serie in lista – la vera capolista sulla scheda elettorale sarà la segretaria multigender stessa, ma ha già annunciato che non rinuncerà al seggio di deputata a Montecitorio per quello all’Europarlamento - nella circoscrizione Centro. Non solo. Una volta riuscito nell’impresa di far fuori Smeriglio (transitato nella lista Alleanza Verdi e Sinistra), Zinga si è accordato con Schlein per candidare Camilla Laureti, ex capo dell’ ufficio stampa del medesimo in Regione e moglie dell’ex assessore allo Sviluppo Economico Manzella, piazzando quindi sé stesso al numero due (di fatto primo, come dicevamo poco sopra) e Laureti al numero tre.

Altro che nuovo che avanza, Zingaretti preferisce l’usato sicuro. Il “saponetta”, come molti da tempo lo hanno ribattezzato, dopo aver siglato un patto con Franceschini (che non sapeva neppure che la Schlein stava per proporre l’inserimento del proprio nome nel simbolo, mossa unanimemente bocciata poi dalla direzione nazionale del partito e stigmatizzata a suon d’interviste dal padre nobile Romano Prodi) punta a fare il pieno di preferenze per sé e la Laureti con l’intento pure abbastanza dichiarato di far fuori i big a seguire in lista. Obiettivi della corazzata Zingaretti-Laureti(Manzella) sono in particolare i due primi cittadini anche loro in lizza per un euroseggio a Bruxelles: Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, e Dario Nardella, suo omologo a Firenze.

E chissà se Dario Franceschini, padre nobile del povero Nardella, ha capito il giochino dell’ex governatore del Lazio. Dunque nel PD regionale non ridono di certo, ma sicuramente l’aria non è come quella da funerale che si respira in Azione, ormai quasi certamente esclusa dal prossimo Parlamento Europeo. L’ego di Calenda è stato anche stavolta più forte dei consigli misurati di Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini, che pure il conducator prende sempre in seria considerazione: piuttosto che allearsi con Renzi meglio la morte! A dire il vero un pensierino Calenda l’avrebbe pure fatto, ma dall’altro lato del possibile tavolo di dialogo è stata la Bonino a sbattere la porta a colui che ormai da tempo ritiene essere un bugiardo patentato.

Al povero Renzi non è quindi restato che far spallucce e abbandonare il leader di Azione al suo tragico destino: tutti i sondaggi, infatti, lo danno in picchiata e dal 4,2% rilevato ancora pochi mesi fa oggi sarebbe scivolato sotto il 3,5%, ben lontano dalla soglia per accedere a Bruxelles fissata al 4%. Infine, sempre a sinistra, non sono in pochi a temere l’effetto boomerang che la candidatura di Ilaria Salis, imposta direttamente dal duo Fratoianni-Bonelli (con qualche riserva fino all’ultimo da parte del secondo), potrebbe riservare. Molti dirigenti di entrambi i partiti che compongono l’Alleanza Verdi e Sinistra temono un possibile nuovo effetto mediatico negativo alla Soumahoro.

Anche la giovane insegnante detenuta in Ungheria potrebbe essere candidata in tutte le circoscrizioni, quindi anche in quella del Centro, di cui il Lazio fa la parte del leone in termini di voti. Nel frattempo Bonelli e Fratoianni sono volati ieri a Budapest per visitarla in carcere e farle firmare i moduli per la candidatura. Se Salis verrà eletta e cosa eventualmente faranno le istituzioni europee per liberare una neo deputata lo sapremo presto: all’appuntamento mancano ormai solo 46 giorni. Tic, tac, tic, tac.

©RIPRODUZIONE RISERVATA