Nei momenti che contano per la nostra povera città arriva, de plano, il tempo degli esami ovvero la certificazione da parte di ente superiore sullo stato della classe dirigente locale che vuole, nel caso specifico delle elezioni amministrative, candidarsi alla direzione della “bella città d’incanto”. Si, da sempre la nostra città è stata a traino delle decisioni romane, da sempre chi più o meno dignitosamente ha fatto anticamera davanti all’ufficio di colui che in quel momento storico aveva sul suo tavolo la “pratica” Civitavecchia. Era il peso della città di Roma, della politica, dei suoi palazzi, del suo essere Eterna, sul resto non solo della provincia ma di tutta la regione. Figuriamoci la nostra città, dopo la seconda guerra mondiale feudo indiscusso del Partito Comunista Italiano, legato alla locale Compagnia Portuale “Roma”( ironia della sorte), dove era tutto tenuto e controllato dal livello centrale di Via delle Botteghe Oscure, tant’è che lì si decisero le sorti dello sviluppo post bellico di Civitavecchia, le scelte energetiche, preferendo la città di Livorno e il suo porto a nostro discapito. Roma, e non la Compagna Portuale, decise per noi, per i nostri padri e per i nostri figli, quindi almeno tre generazioni di civitavecchiesi hanno subito le conseguenze di questa soluzione che ha significato l’impoverimento di una società che soffriva ancora per le ferite della distruzione dei bombardamenti e che, lentamente, vide i suoi figli abbandonare la città per tentare la fortuna altrove.

Un lento ma costante sanguinamento che ha reso Civitavecchia una città che non cala ma nemmeno cresce. Questa scelta negativa romana di carattere strategico ha dovuto attendere oltre cinquant’anni affinché un’altra scelta romana potesse invertire il trend negativo a riscatto del passato: il governo Berlusconi individuò in Civitavecchia il punto strategico della nostra logistica nazionale con investimenti di milioni e milioni di euro che hanno cambiato per sempre lo sky line della nostra città.

Dunque, Roma e la sua intellighenzia statale può anche riservare delle piacevoli sorprese ma devono trovare come interlocutori persone che abbiano “vision” e non solo, devono possedere oltre che una buona dose di “cazzimma”, anche l’orgoglio di appartenere a questo territorio più che ad un partito politico, abbracciare il particolare delle unicità di Civitavecchia (clima, mare, terme, vicinanza a Roma e all’aeroporto di Fiumicino, il porto ecc.) sempre decantate in migliaia di Convegni ma che poi, in termini di “peso” politico, vengono regolarmente accantonati.

Ascoltare una figura politica di rilievo locale che candidamente afferma che sul tavolo “romano” la questione “Civitavecchia” riferita alla scelta del candidato sindaco per Fratelli d’Italia (il partito di maggioranza del centrodestra) non è all’ordine del giorno perché verrà discusso con le “pratiche” di Palestrina, Monterotondo Scalo e Tivoli, qualche riflessione s’impone.

Questo atteggiamento servile, senza pathos, dimostra come la politica richiede di avere sempre davanti a sé, il quadro dei pesi e delle misure, dell’interesse dei cittadini del territorio e non quello di pochi, partiti compresi.

La storia di Civitavecchia non può continuare ad essere quella dell’eterna promessa che non si è mai realizzata. Purtroppo i tavoli romani hanno trovato dagli anni cinquanta in poi, in questo atteggiamento, terreno fertile per continuare ad operare come colonizzatori e il risultato ne è evidente.

Solo una classe dirigente, se esiste, può dire a Roma cosa deve fare e che tipo di dialogo avere, quindi un atteggiamento a “schiena dritta” che è forte nell’idea di riscatto e di cambiamento non più procrastinabile, perché ne vale la reale sopravvivenza delle future generazioni.

Alla politica, in questa fase storica, viene chiesto di avere ben presente la drammaticità dell’ora e delle eventuali conseguenze, altro che sostituzione etnica è la sparizione di uomini e donne decise a tavolino con la conseguente desertificazione di un’area che verrà totalmente assorbita ai servizi più inquinanti necessari alla città di Roma. Altro che la Provincia del Litorale…

M.T.