Un nuovo esecutivo composto da amministratori locali con il compito di mantenere saldi i rapporti con la base e la guida ferma del neo confermato all’unanimità presidente della Federazione della Provincia di Roma, Marco Silvestroni. Così Fratelli d’Italia conta di mantenere e anzi incrementare quel 30% di consensi ottenuti step by step in appena 12 anni di vita.

Senatore Silvestroni, lei è presidente della federazione della provincia di Roma dalla nascita di Fratelli d’Italia, quindi ha seguito in prima persona tutta la crescita di FdI. Come è cambiato il partito?

Il partito non è cambiato, è rimasto lo stesso. Dalla nascita a oggi è cambiato solo che prima eravamo pochi, oggi siamo tanti. In provincia di Roma abbiamo il 30% dei consensi, ma lo spirito è rimasto lo stesso: quello di un partito aperto e inclusivo che rappresenta una destra di centro, moderata con un forte attaccamento alle radici.

Lei rappresenta 120 comuni eterogenei, come mette insieme queste anime con richieste diverse?

Ma le richieste in realtà sono le stesse. C’è un forte campanilismo, ma per quanto riguarda il partito ci sono linee guida ben chiare che non contrastano. Siamo un partito giovane cresciuto molto e chi sceglie di aderire lo fa con coscienza e amore.

Tra il litorale nord e la parte a sud di Roma alla fine le richieste e i problemi sono gli stessi. Posso solo dire che da 10 anni che ricopro questo ruolo ho visto crescere l’inclusività. Non è che si è passati dall’1,9% al 30% in una notte, c’è stata gradualità e inclusione con le linee guida dettate da Giorgia Meloni che ha sempre accolto chiunque volesse dare una mano.

Quindi la forza di Fratelli d’Italia continuerà ad essere il saper rapportarsi con la base, anche per accrescere le tessere?

Le tessere sono una conseguenza del lavoro con la base. Non vogliamo essere il partito delle tessere, i grandi carrozzoni hanno fatto il loro tempo. Ma intorno a noi c’è tanta voglia di partecipare e per farlo bisogna avere la tessera, come in altri settori. Quello che vogliamo è restare vicini ai nostri elettori, a quella base che conta tantissimo ed alla quale per prima Giorgia Meloni è rimasta legata. Solo ascoltando la base si può trovare una sintesi tra tutte le anime del partito. E questo è il mio ruolo per cui continuo a essere a disposizione.

Prima di diventare parlamentare ho svolto vari ruoli, dal consigliere comunale, all’assessore, al consigliere dell’area metropolitana e conosco i problemi e le dinamiche anche dei rapporti con le amministrazioni sia quando si è in maggioranza che quando si è in opposizione, come li conoscono i miei collaboratori.

A proposito di esecutivo, Civitavecchia è ben rappresentata, con la consigliere regionale Emanuela Mari, il consigliere metropolitano Giancarlo Frascarelli e la new entry, l’assessore Simona Galizia. Con loro avrà 6 mesi di duro lavoro, visto che a Civitavecchia si vota per il sindaco e 4 anni fa per trovare unità sulla candidatura di Ernesto Tedesco della Lega, che oggi si aspetta una ricandidatura, ci fu un passo indietro da Fratelli d’Italia e del suo candidato Massimiliano Grasso. Che succede ora, e questo passo indietro di allora avrà un peso oggi?

Ci tengo a precisare che non esiste alcuna legge sul secondo mandato, ma quella di ricandidare il sindaco uscente è una consuetudine, quando si creano le condizioni politiche. Oggi c’è Tedesco, persona che stimo e Civitavecchia è una città importante, con uno dei porti più importanti d’Italia, ed è una realtà difficile da gestire. E Fratelli d’Italia è in maggioranza.

Dire oggi se Tedesco sarà o non sarà il candidato sindaco è prematuro. I sindaci non vengono calati dall’alto dai vertici romani, ma va ascoltata la base. Poi se ci saranno le condizioni di trovare un centro destra unito intorno al nome di Tedesco nessun problema, con Fratelli d’Italia che 4 anni fa col suo passo indietro ha portato alla vittoria. Se domani ci saranno condizioni superiori che daranno le garanzie di una nuova vittoria, sono convinto che Tedesco e la Lega non avranno problemi a trovare una alternativa.

L’obiettivo comunque è quello di avere alle amministrative un centro destra unito?

Lo scopo principale ed il lavoro di un presidente provinciale è proprio quello: mantenere unito il centro destra, anche perché sembra banale, ma uniti si vince e lo abbiamo visto bene.

Tra sei mesi andranno al voto anche altri comuni della provincia di Roma come Monterotondo e Palestrina e il tavolo provinciale si riunirà per trovare le sintesi su una linea unitaria. Se così non fosse, per qualche comune, non sarebbe certo la prima volta. L’importante però è dare altri 5 anni di governabilità e portare avanti quei progetti che non si sono conclusi.

       C.G.

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