Roma, 26 mag. (Adnkronos Salute) - "Abbiamo scritto allAifa: non sappiamo come poter curare questi pazienti" e gli altri approcci terapeutici utilizzati nel tentativo di salvare la vista dei pazienti "sono poco efficaci". Così Vincenzo Scorcia, presidente di Sitrac, Società italiana trapianto di cornea e superficie oculare, allAdnkronos Salute racconta come i pazienti italiani affetti da una patologia rara dellocchio, la cheratite da Acanthamoeba, non riescano ad accedere allunico farmaco autorizzato per questa patologia. Recentemente è stato approvato da Ema (Agenzia europea dei medicinali) il primo prodotto specifico per il trattamento della cheratite da Acanthamoeba. Il farmaco, prodotto da unazienda italiana, "attualmente non è commercializzato nel nostro Paese - spiega Scorcia - ma, in attesa della disponibilità" completa nel mercato, il medicinale, "potrebbe essere reso disponibile da Aifa attraverso la legge 326 che attinge al fondo del 5% per i farmaci orfani. È quello che come società scientifica abbiamo chiesto, ma le risposte che abbiamo ricevuto finora dallAgenzia del farmaco italiana sono state molto generiche e non esaustive". Eppure in altri Paesi europei, "come in Germania, Francia e Spagna il farmaco è disponibile", osserva il professore. La cheratite da Acanthamoeba, "è una malattia rara dellocchio molto grave e dolorosa che colpisce soprattutto portatori di lenti a contatto, quindi tendenzialmente persone giovani - illustra Scorcia - e che può portare a cecità, ma anche alla perdita dellocchio. A differenza delle altre patologie rare della cornea, che sono ereditarie - mi riferisco alla cheratite neurotrofica, una patologia per cui la cornea si espone a delle ulcere croniche che fanno fatica a rimarginare, ad alcune distrofie della cornea, come la distrofia di Fuchs e il cheratocono che, pur essendo più frequente, è ancora classificata come una malattia rara - questa patologia, è di origine infettiva e, grazie alla nuova terapia, curabile. Nella cheratite da Acanthamoeba "il fattore di rischio è la lente a contatto" non adeguatamente trattata e detersa, "che agisce da tramite per consentire" a questo microorganismo, "unameba, presente ad esempio anche nellacqua delle piscine, di raggiungere il tessuto corneale causando uninfezione e unulcerazione molto dolorosa - chiarisce lesperto - Il sintomo è poco specifico, perché è un occhio arrossato, tanto che viene spesso trattato con antibiotico ad ampio spettro, ma non risponde alla terapia e non si risolve nel giro di una settimana. Se allocchio arrossato si associa anche una componente dolorosa e il soggetto porta lenti a contatto, è importante porre il dubbio diagnostico e gli esami strumentali specifici, nel 90% dei casi, confermato linfezione. Purtroppo - evidenzia Scorcia - spesso i pazienti arrivano tardi allattenzione dello specialista, dopo aver seguito terapie inefficaci per giorni o settimane e così il danno diventa grave". Questa infezione "è particolarmente difficile da trattare perché non risponde agli antibiotici - rimarca il presidente Sitrac - Se non curata tempestivamente, può portare a ulcerazioni della cornea", molto dolorose e debilitanti, con la formazione di cicatrici "che possono portare a cecità e richiedere il trapianto del tessuto. Linfezione però può anche comportare la perdita del bulbo oculare. È un problema molto grave", specie se pensiamo che sono soggetti giovani. "Avere il farmaco per poter curare e guarire questi pazienti, ma non averne accesso, è paradossale", conclude lesperto, nella speranza che presto Aifa possa rispondere a questa esigenza e porre rimedio a tale situazione.