Milano, 26 mag.(Adnkronos) - Le sessanta impronte rilevate dal Ris di Parma con polveri e adesivi per evidenziarle e asportarle dalle superfici allinterno della villetta di via Pascoli a Garlasco sono a "forte rischio contaminazione". E' il nuovo elemento che si aggiunge allindagine della Procura di Pavia su Andrea Sempio, indagato per lomicidio di Chiara Poggi. I para adesivi sono stati repertati dagli esperti poco dopo il delitto del 13 agosto 2007 e dopo quasi 18 anni saranno al centro dellincidente probatorio che prenderà il via il prossimo 17 giugno. Le impronte, prelevate in particolare al piano terra della villetta e attribuite a persone note o non approfondite in quanto non ritenute utili, si trovano anche sulla porta d'ingresso toccata da più soccorritori e carabinieri, alcuni dei quali entrati senza guanti. Una di queste in particolare, la numero 10, vicino alla maniglia interna della porta dingresso ha catturato lattenzione dei nuovi inquirenti e la difesa di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per lomicidio della fidanzata, che punta ora a trovare un Dna utile allindagine in corso. La consulenza tecnica dei pubblici ministeri ha già escluso che limpronta sia riconducibile a Sempio, a Stasi o dei familiari della vittima. Ora, però, il consulente della famiglia Poggi, il genetista Marzio Capra che ha partecipato fin dallinizio allindagine sullomicidio, solleva una questione: "Sui para-adesivi - svela all'Adnkronos - cè un forte rischio contaminazione, lipotesi è che non avendo utilizzato pennelli singoli per evidenziare ciascuna traccia, non si può escludere che ci sia stato un trasferimento di materiale pennellando da una allaltra. Difficile per lui anche pensare di poter ottenere ulteriori risultati dallimpronta 33, la traccia palmare - attribuita dai consulenti della procura a Sempio - trovata sulla parete della scala dove giaceva il corpo senza vita di Chiara. Un'impronta senza sangue - come mostrano i test fatti subito dal Ris - trovata vicino ai gradini che tuttavia lassassino non calpesta. "L'intonaco grattato dalla traccia 33 è andato interamente consumato nel tentativo di trovare del Dna che comunque non sarebbe stato databile", conclude il genetista. Ma tra battaglia di indizi e speranza di prove certe, la nuova inchiesta della Procura di Pavia riapre il dibattito sul caso Garlasco. Mentre sull'amico del fratello della vittima cè unindagine coperta da segreto istruttorio, per lallora fidanzato resta una condanna definitiva che ha seguito le regole. La Procura di Pavia non si è mai occupata di Alberto Stasi, all'epoca c'era Vigevano poi la Corte d'Appello di Milano. Le richieste di archiviazione di Sempio, firmate dall'ex pm di Pavia Mario Venditti, hanno ottenuto lapprovazione di due diversi giudici e fanno parte dei sette tentativi della difesa Stasi di riaprire i giochi, tra cui due tentativi di revisione davanti Corte d'Appello di Brescia (nel secondo caso anche dalla Cassazione). Di recente il ricorso alla Corte europea dei Diritti dell'Uomo ha stabilito che il processo a Stasi è stato equo. I magistrati (circa 40) che si sono occupati del condannato hanno tutti riconosciuto la responsabilità di Stasi oltre ogni ragionevole dubbio. Quando Stasi va a processo la legge gli consente di scegliere il rito abbreviato (non più possibile nei casi più efferati come dimostrano le condanne di Alessandro Impagnatiello o Filippo Turetta) e viene punito con il massimo della pena prevista per lomicidio. Alberto Stasi "non appare meritevole di alcuna attenuante visto il comportamento tenuto contemporaneamente e dopo l'omicidio data lassenza di pietà per la vittima e avendo da subito sviato le indagini. La pena di 24 anni deve essere ridotta di un terzo per la scelta del rito abbreviato e si arriva così ai 16 anni di condanna. Chiara viene colpita allingresso, trascinata fino alle scale della cantina, sollevata con le mani sporche di sangue e gettata giù. Le suole insanguinate delle scarpe a pallini dicono che lassassino si ferma al gradino zero, poi si lava in bagno. E certo che lassassino si pulisce le mani ed essendoci sul dispenser (pulito) solo le impronte di Stasi questo fa di lui lultimo che l'ha toccato e quindi il killer, si legge in sentenza. Una prova rafforzata dalla suola insanguinata sul tappetino del bagno davanti al lavabo: scarpa Frau numero 42 che combacia con la taglia del fidanzato. Stasi ha una bici nera da donna vista da una testimone e non ha un alibi in quei 23 minuti (tra le 9.12 e le 9.35). Ma allora le scarpe immacolate? Stasi uccide la mattina, torna a casa e finge di lavorare alla tesi. Prova a chiamare più volte Chiara e solo dopo quattro ore, pur sapendola sola in casa, va da lei in auto indossando le scarpe Lacoste. Dice di entrare, ma la perizia dellappello bis (che in primo grado il gup Stefano Vitelli non fa fare) dimostra che quando il laureando dice di aver sceso un paio di gradini e di aver visto Chiara senza vita sta mentendo. E statisticamente impossibile su quelle macchie di sangue fresco non sporcarsi le scarpe. Ed è fisicamente impossibile vedere il corpo senza scendere, le conclusioni dei giudici. Il fidanzato parla di un incidente domestico difficile da credere guardando la scena del crimine. La vittima non ha il volto pallido: il sangue le ricopre il viso. Inoltre, Stasi nasconde di avere una bici nera da donna che verrà sequestrata solo alcuni anni dopo. Il processo dappello bis svelerà che sono stati sostituiti i pedali su quella Umberto Dei e che su altri pedali non sospetti è stato trovato il Dna della vittima. Diversi carabinieri entrano in casa senza guanti e senza calzari, le scarpe di Stasi verranno sequestrate solo il giorno dopo. Passano 40 giorni e i militari notano un sistema dallarme nellofficina di biciclette del padre dellallora sospettato, ma è tardi: conserva solo cento eventi e i dati del 13 agosto sono cancellati. Il computer acquisito la mattina del 14 agosto viene aperto e rovistato dai carabinieri senza rispettare le procedure forensi. E poi c'è la bici. La scelta "anomala" - costata un processo allallora carabiniere Francesco Marchetto - di non sequestrare la bici nera da donna di Stasi ha avuto indubbie ripercussioni negative sull'andamento delle indagini, senz'altro non limpido, caratterizzato anche da errori e superficialità, scrive la Cassazione. Cè il movente? Il ragazzo perbene e lo studente modello con "la passione per la pornografia" (a dire dei giudici) uccide con disprezzo Chiara Poggi diventata "per un motivo rimasto sconosciuto, una presenza pericolosa e scomoda, come tale da eliminare". La ventiseienne viene colpita a morte "dall'uomo di cui si fidava e a cui voleva bene, che l'ha fatta definitivamente 'scomparire' in fondo alle scale". Dopo averla uccisa "è riuscito con abilità e freddezza a riprendere in mano la situazione, e a fronteggiarla abilmente, facendo le sole cose che potesse fare, quelle di tutti i giorni: ha acceso il computer, visionato immagini e filmati porno, ha scritto la tesi, come se nulla fosse accaduto. Gli strani suicidi che avvengono a Garlasco, la pista satanica, lo strano mondo che si muove intorno al Santuario della Bozzola e sensitive che dicono di sapere chi è stato. Il presunto segreto fatale alla vittima e il sicario, l'assassino fumatore e l'ipotesi della rapina senza bottino, ogni ipotesi alternativa è stata vagliata. E le gemelle K? Dopo quasi 18 anni resta il fotomontaggio delle sorelle Stefania e Paola Cappa, cugine della vittima, e lodio social. Hanno un alibi e di loro non cè traccia vicino al corpo di Chiara. Sui social cè chi mette in dubbio anche il fratello Marco Poggi che era in vacanza in Trentino insieme ai genitori. Mamma Rita Preda e papà Giuseppe non hanno saltato una sola udienza dei cinque processi durati otto anni. Mai una parola di rabbia verso chi avevano accolto in casa e che hanno poi scoperto essere lassassino. Si sono affidati alla giustizia e il verdetto di condanna oltre ogni ragionevole dubbio è stato pronunciato in nome del popolo italiano. Per lo Stato Alberto Stasi è il colpevole dell'omicidio di Chiara Poggi.