GRADOLI – Per la prima volta, un’azienda agricola produttiva entra a far parte dei beni del Fai – Fondo per l’ambiente Italiano: si tratta di Villa Caviciana, una tenuta di oltre 140 ettari estesa tra i comuni di Grotte di Castro e Gradoli, ed è stata presentata ufficialmenteieri l’altro al 27esimo convegno nazionale dei volontari e dei delegati del Fai, intitolato “Curiamo il paesaggio, coltivandolo”, che si tiene per l’occasione a al teatro dell’Unione di Viterbo, fino ad oggi.


Villa Caviciana si estende sulla sponda settentrionale del lago di Bolsena, davanti all’Isola Bisentina con 20 ettari di vigneti, 35 di oliveti e 86 di bosco e pascoli: un pezzo di paesaggio storico rurale tipico della Tuscia, e un’azienda agricola biologica che produce olio, vino e miele. E’ stata fondata nel 1989 da due coniugi di Dusseldorf, cui oggi è intitolata la Fondazione Fritz e Mocca Metzeler, che l’ha donata al Fai perché se ne prenda cura, oggi e per il futuro, preservando e valorizzando questo patrimonio a beneficio della collettività. Il Fai ne ha affidato la gestione a una società di imprenditori agricoli, ma da proprietario seguirà da vicino sia la coltivazione che la produzione, assistito da un Comitato di Garanti. È una nuova impresa per la Fondazione, che ha accolto la donazione perché offre l’occasione di tutelare un paesaggio storico mantenendone la vocazione agricola produttiva. È un modo ancora diverso di assolvere alla sua missione di tutela del patrimonio culturale italiano, di cui il paesaggio è parte fondamentale, come recita l’articolo 9 della Costituzione. «Non diventiamo agricoltori per produrre – afferma il presidente del Fai Marco Magnifico – ma vogliamo dimostrare, attraverso l’esperienza diretta del possedere un’azienda agricola, che per proteggere e valorizzare il paesaggio italiano, che per la maggior parte è rurale, bisogna coltivarlo, e quindi farlo produrre». Villa Caviciana è e sara infatti una vera e propria azienda agricola produttiva: un modello in cui attuare, e da cui promuovere, principî e pratiche di coltivazione tradizionali ma anche innovativi, che siano sostenibili dal punto di vista ecologico, e anche economico. Villa Caviciana è inoltre l’occasione per ampliare il campo d’azione del Fai: dai monumenti e dai giardini storici, da ville, castelli e palazzi, ad un’ampia porzione di paesaggio, che ugualmente ha bisogno di essere restaurato, gestito e valorizzato, e l’agricoltura è l’attività umana che da sempre lo ha modellato e manutenuto, ovvero curato. «Un paesaggio coltivato è un paesaggio presidiato, tutelato e manutenuto, che conserva identità e vitalità, che valorizza l’intreccio tra storia e natura, e che oggi può offrire straordinari benefici alla salute dell’ambiente e alla nostra salute – sostiene Daniela Bruno, vicedirettrice generale Fai per gli affari culturali –. Abbiamo intitolato il prossimo convegno nazionale che si terrà proprio a Viterbo, nel cuore della Tuscia: “Curiamo il paesaggio, coltivandolo”. Vogliamo fare un passo avanti, mostrando al pubblico, istituzioni e cittadini
, che il Fai fa la sua parte per la tutela del paesaggio, offrendo un esempio concreto, con i piedi per terra e le mani nella terra». Il nuovo bene nella Tuscia, il 71esimo nella storia della Fondazione, sarà per il Fai lo strumento di una nuova comunicazione culturale, perché l’agricoltura è cultura, e promuovere una buona agricoltura equivale a promuovere la cura del paesaggio, la tutela dell’ambiente e la nostra salute, che sono patrimonio di tutti. Villa Caviciana si deve all’amore dei coniugi tedeschi Friedrich Wilhelm e Monika Metzeler per il paesaggio italiano. Lui avvocato di Düsseldorf, lei collezionista d’arte, acquisirono i terreni di cui la tenuta si compone a partire dal 1989. Il loro sogno, sorto dopo una vacanza in Italia, era costruire un’azienda agricola di prodotti biologici di alta qualità, e la zona collinare tra i comuni di Grotte di Castro e Gradoli, con dolci declivi, terreno fertile di origine vulcanica e il clima mite del lago, sembrava la sede ideale. Ma i terreni erano abbandonati e incolti, ridotti a una macchia informe di vegetazione spontanea. I Metzeler, a poco a poco, realizzarono una tenuta moderna ed efficiente,precocemente “bio”, con un frantoio e una cantina propri, costruiti dalle fondamenta, e dotati dei migliori macchinari e di personale e spazi per la produzione di olio e vino. Friedrich e Monika Metzeler chiamarono due grandi architetti tedeschi, Bernard Korte e Wolfgang Doring, a disegnare rispettivamente il verde e gli edifici. «Quando abbiamo visto per la prima volta il lago di Bolsena provenendo da Orvieto, abbiamo sentito l’irresistibile attrazione di questo magnifico paesaggio. L’amore a prima vista si è trasformato in una maestosa tenuta con vigneti», dichiararono i Metzeler giunti nella Tuscia. E si vede che è un luogo felice, pensato e amato. Ragione e sentimenti hanno oggi guidato la Fondazione Fritz e Mocca Metzeler a donare Villa Caviciana al Fai, perché l’impresa di questa coppia tedesca prosegua. «Sono molto felice di condividere questo progetto con il Fai nella meravigliosa Terra degli Etruschi – dichiara Henning Baumeister, vice Presidente della Fondazione Fritz e Mocca Metzeler -. Siamo sicuri che sarà un’iniziativa di grande successo, all’insegna dell’agricoltura biologica e della sostenibilità che rappresentano il cuore del nostro lavoro».


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