TARQUINIA – Ci sono anche due civitavecchiesi  e un altro tarquiniese nel registro degli indagati nella maxi inchiesta della Forestale che ieri mattina su mandato del gip Franca Marinelli della Procura di Viterbo ha eseguito 12 arresti, tra i quali quelli del noto imprenditore edile di Tarquinia Luca Amedeo Girotti e l’altrettanto noto imprenditore di Vetralla Marcello Rossi (ai domiciliari)  per i reati che vanno dalla turbativa d’asta alla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. L’operazione “Genio e Sregolatezza” scattata all’alba di ieri e condotta dal personale del Nucleo investigativo provinciale di Polizia ambientale e Forestale (Nipaf) del Corpo forestale di Viterbo ha portato all’esecuzione di 39 perquisizioni (20 presso società e 19 domiciliari) , nonché sette acquisizioni di documenti presso gli uffici pubblici. Un vero terremoto in tutto l’Alto Lazio. INDAGINE DAI GRANDI NUMERI -Un’indagine dai grandi numeri, quella della Forestale di Viterbo: oltre 200 gli uomini impegnati nel blitz di ieri mattina e 55 pattuglie al lavoro; ma anche12mila ore di riprese video e  700mila conversazioni intercettate per un fascicolo che tocca le 600 pagine. IN MANETTE AMMINISTRATORI E IMPRENDITORI. Tra le persone arrestate ieri figurano anche due dipendenti dell’Ufficio del Genio Civile di Viterbo, Roberto Lanzi e Gabriela Annesi, ritenuti i presunti personaggi chiave dell’inchiesta, il sindaco e l’assessore all’Ambiente del Comune di Graffignano, Adriano Santori subito dimessosi  e Luciano Cardoni (ai domiciliari), due imprenditori di Viterbo, Roberto Tomassetti e Angelo Anselmi, due di Montefiascone, Fabrizio Giraldo e Stefano Nicolai (quest'ultimo ai domiciliari), e due di Celleno, Gianfranco e Daniela Chiavarino, padre e figlia, ricoverati da ieri all'ospedale Belcolle di Viterbo perché colpiti da malore. BEN 51 INDAGATI - Oltre ai dodici arrestati, per i quali sono iniziati oggi gli interrogatori di garanzia, sono attualmente iscritte nel registro degli indagati altre 51 persone appartenenti sia alla pubblica amministrazione sia all’ambiente imprenditoriale. Tra queste appunto il noto imprenditore tarquiniese, Corrado Cinquanta della Isam, nota azienda della città etrusca di ristrutturazioni e manutenzioni e due di Civitavecchia, l'architetto Giovanni Cardarelli e Lucia Castello dipendente della stessa Isam di Tarquinia. Nella lista degli indagati anche alcuni amministratori, come il sindaco di Arlena di Castro Publio Cascianelli e di Vignanello Federico Grattarola. Nella lista anche alcuni indagati già in altre inchieste e in attesa di giudizio o appena usciti da qualche nota vicenda giudiziaria come Massimo Scapigliati, l’ex funzionario comunale coinvolto anche nell’indagine Dazio, su cave e tangenti; Fabrizio Purchiaroni, ex assessore viterbese alla Cultura e al Verde dimessosi dopo l’inchiesta sulla variante al Piano regolatore. E poi ancora Fabrizio Marchini, ex sindaco di Graffignano, condannato di recente a un anno e nove mesi in un’indagine analoga, sempre per gare truccate e corruzione; Massimiliano Assettati e il tecnico del Comune di Viterbo, Ferdinando Contessa, in attesa di giudizio nei processi Cev e crollo del museo civico; e Fabrizio Giraldo, uno dei nove finiti in carcere per il maxi processo Giro d’Italia, su un traffico di rifiuti a Castel Sant’Elia, Vetralla e Capranica. DUE ANNI DI INDAGINI - Le indagini, condotte per oltre due anni dalla Forestale di Viterbo su coordinamento della Procura di Viterbo (pm Stefano D'Arma e Fabrizio Tucci),  sono scattate in seguito alle intercettazioni eseguite nell’ambito di una precedente inchiesta  relativa al pagamento di tangenti  per il rilascio di nulla osta paesaggistici.  Dall’esame delle centinaia di migliaia di conversazioni intercettate al telefono, o registrate negli uffici e nelle autovetture di alcuni indagati e dall’analisi di filmati realizzati con telecamere nascoste, emergerebbe un quadro di “diffusa corruzione e turbativa delle gare indette sia da alcuni Comuni viterbesi, romani e ternani,sia dalla Provincia di Viterbo, con la complicità di pubblici ufficiali corrotti” avvenuta tra il 2009 e il 2011. BEN 26 GARE D'APPALTO TRUCCATE - Sarebbero 26 le gare d’appalto risultate truccate nei settori della raccolta differenziata dei rifiuti, dei lavori stradali e della ristrutturazione di edifici pubblici, per un importo totale superiore ai 12 milioni di euro. Tra questi figurerebbero anche i lavori per la trasformazione in teatro della ex chiesa di San Marco a Tarquinia, oltre che lavori di manutenzione stradale nei comuni di Vetralla, Capranica, Soriano nel Cimino e al recupero dei centri storici di Vignanello e Celleno. Per il caso dell’imprenditore tarquiniese si parlerebbe di concussione: secondo gli inquirenti l’imprenditore, concusso, sarebbe stato ‘’costretto’’ a pagare presunte tangenti per assicurarsi l’appalto di alcuni lavori poi eseguiti nel Viterbese. MAZZETTE FINO AD OLTRE 20MILA EURO. Si parla in generale di mazzette che andavano da 5 mila ad oltre 20mila euro.  Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti le ditte invitate a partecipare venivano selezionate in modo da permettere alla predestinata vincitrice di non trovare ostacoli e, inoltre, veniva mantenuto un sostanziale equilibrio tra le ditte partecipanti al sodalizio criminale al fine di garantire a tutte una fetta dei contratti. Le decine di società indagate in sostanza si spartivano le gare, provvedendo non solo a remunerare i pubblici ufficiali che le favorivano, ma anche ad escludere dagli appalti pubblici le società antagoniste. Gli accordi garantivano offerte economiche estremamente vantaggiose per le ditte vincitrici che, di norma, effettuavano dei ribassi minimi dato che era garantita loro l’assenza di concorrenza. Per di più,  tale meccanismo provocava danni rilevanti per la collettività, chiamata a sostenere oneri superiori a quelli che si sarebbero determinati in un contesto di libero mercato e di rispetto della legge. UN TASSO DEL 15%  A CARICO DELLA COLLETTIVITA' -Nel dettaglio, dai calcoli dei forestali, il ribasso tra le gare pulite e quelle truccate variava anche del 15%. In pratica, se in una gara regolare il ribasso era del 20%, in una gara turbata diventava del 5%. Con una differenza del 15% a carico della collettività. “Tutti soldi distorti con i quali, per esempio, si sarebbe potuta evitare la chiusura di un ospedale”, ha sottolineato stamane il comandante provinciale Giampiero Costantini. Due quindi le procedure adottate negli appalti: quella ad invito e quella aperta. “La prima – ha spiegato in conferenza il vicequestore aggiunto Marco Avanzo, responsabile del Nipaf – prevede che alcune ditte siano invitate dall’appaltante e presentino un’offerta. Se c’è un accordo tra le aziende, con la partecipazione del pubblico ufficiale, nessuno si dovrà svenare per aggiudicarsi la gara. Nelle gare a procedura aperta l’aggiudicazione non si basa solo sul presupposto dell’offerta più bassa, ma si tiene conto anche dei punteggi. La ditta può offrire servizi aggiuntivi e in base a questi ottiene un punteggio”. “Poi – ha detto ancora Avanzo -  c’è un altro punteggio per l’offerta economica. Se un’azienda conosce in anticipo l’offerta migliorativa vincente acquisisce ovviamente un enorme vantaggio di punteggio. Perciò può vincere la gara senza ricorrere ad un eccessivo ribasso. Al di là della corruzione dilagante  il danno è l’estromissione delle imprese dal lavoro con la pubblica amministrazione. L’azienda non si aggiudica più la gara per la sua competitività, ma per la disponibilità a prestarsi a certi sistemi. Con la massimizzazione dei profitti per alcuni e la totale esclusione di altri”. Perquisizioni sono state eseguite in Umbria, Veneto e Liguria, dove si trovano le sedi di alcune società coinvolte nel sistema criminale evidenziato.  Indagini ancora in corso per individuare altri eventuali complici. (a.r.)