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LADISPOLI – Inutile girarci intorno. Molto si era detto a livello di prevenzione prima del giorno di Ferragosto, ma l’estate 2023 verrà ricordata come una delle peggiori dal punto di vista del degrado dopo i falò. Soprattutto nella zona di Palo Laziale dove tanti giovani coordinati dal noto surfista Roberto D’Amico, nella zona di via Marina di Palo che porta al Castello, si sono radunati ripulendo l’arenile pattumiera: rifiuti, bottiglie di vetro, plastica, schegge di legno, brace. C’era davvero di tutto. Un’altra anomalia questa, il fatto appunto che la bonifica sia stata effettuata da persone spontaneamente. Senza dimenticare che alcune minorenni sono finite in ospedale in coma etilico. E che sono stati segnalati dei furti nelle tende degli stessi ragazzi. Per questo, a fari spenti, sia la Guardia costiera che il comune di Ladispoli dovrebbero presto riunirsi per programmare il futuro ed impedire che si ripetano scenari simili. Magari autorizzando i falò solo in una spiaggia che possa essere anche così controllata preventivamente. Una proposta concreta su cui si lavorerà in modo concreto, così come bisognerà capire perché una spiaggia sporca e pericolosa, seppure in un contesto straordinario di festa, debba essere bonificata da cittadini e turisti e non da addetti specializzati o incaricati dal municipio. E magari gli organizzatori della festa dovranno obbligatoriamente intervenire nel servizio di pulizia.
PULIZIA FAI-DA-TE
Un fatto che comunque ha fatto molto discutere. «Non potevo credere ai miei occhi – ammette il surfista – quelle immagini mi avevano fatto male al cuore. Non esiste più il rispetto per il prossimo e per la natura. Così ho deciso di attivarmi in prima persona mettendo un post su Instagram e Facebook alle 9 e invitando i miei contatti a raggiungermi in spiaggia per bonificarla».
D’Amico, surfista di caratura nazionale e non solo, ha messo a disposizione uno stand affiancato pure dai volontari della protezione civile Dolphin. «Anche guanti e buste – prosegue l’asso della tavola – non sapevamo da dove partire. C’erano tantissimi rifiuti, tende in ottime condizioni, vino, birre mai aperte e abbandonate. Dei ragazzi erano ancora lì dalla sera prima e si sono rifiutati di aiutarci. Altri invece sono tornati nel pomeriggio, rendendosi conto di quanto fosse grave la situazione. Ladispoli è una città di mare, viviamo di mare, è il nostro indotto di turismo e salute».
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