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LADISPOLI – «Quel coccodrillo è finito, appartiene dei nostri bambini». La dichiarazione della signora Elena, che vive nelle palazzine del quartiere Faro, a pochi metri dal fiume Sanguinara, ormai celebre per l’avvistamento del caimano, era andata un po’ “sgonfiare” la vicenda anche prima del comunicato ufficiale del sindaco. «Noi abitiamo qua sopra – ha detto ancora – e con le altre mamme lasciamo i nostri giochi qui perché c’è un ampio giardino. C’era anche questo giocattolo di gomma, abbastanza grande e credo che qualcuno magari lo abbia lanciato giù nel fiume creando tutto questo casino. Il coccodrillo di gomma aveva la bocca aperta, proprio come quello delle foto che stanno girando un po’ ovunque». Una testimonianza che in qualche modo ha messo la parola fine alla psicosi anche se restano i dubbi sulla volontarietà o meno del gesto. Tra gli investigatori serpeggia l’idea, un’ipotesi concreta a questo punto, che dietro ci possa essere una regia, nel senso che qualcuno si sia divertito seminando il panico. Quel caimano sarebbe stato posizionato in modo tale da attirare le attenzioni dei passanti. E poi nuovamente riafferrato e portato via da qualcuno che si è anche calato pericolosamente nel fosso da un’altezza di svariati metri. Su tutto questo si dovrà ancora indagare (ci sta pensando la Polizia locale guidati dal comandante Danilo Virgili) per capire se verrà aperta un’inchiesta per procurato allarme.
LE CRITICHE «Per cercare il coccodrillo nel Sanguinara – interviene il consigliere comunale di Ladispoli Attiva - il Comune ha mobilitato la Municipale, associazioni ecozoofile, volontari e delegati comunali, il tutto accompagnato da comunicati stampa, interviste e riprese video in grande stile. Questa vicenda, al confine tra il tragicomico e il dilettantesco, ci ha però insegnato una cosa importante: quando l’amministrazione vuole, è perfettamente in grado di attivare risorse, uomini e mezzi per affrontare un’emergenza. Ci auguriamo di vedere presto lo stesso livello di impegno e la stessa mobilitazione per problemi ben più reali e urgenti, come l’inquinamento acustico, il monitoraggio dei fossi e dei suoi scarichi abusivi». Insorgono anche le associazioni ambientaliste, su tutte quella di “Scienze Naturali”. «Per un giocattolo un sindaco ha diffuso uno stato di allerta impiegando magari fondi pubblici per le ricerche».
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