SANTA MARINELLA – Si è chiusa in modo positivo, la vicenda del minorenne egiziano romano, che una settimana fa ha rischiato di annegare nel tratto di mare antistante la Passeggiata al Mare. Il ragazzo, dopo qualche giorno di ricovero presso l’Ospedale del Bambin Gesù di Palidoro, è stato dimesso ed è tornato a casa. Una questione che ancora fa discutere, anche perché dopo le polemiche dei giorni successivi, l’autore del salvataggio, ha deciso di spiegare come sono andati effettivamente i fatti. Come avevamo riportato, il ragazzo, stava nuotando abbracciato ad un pallone nei pressi della scogliera che è collocata davanti allo stabilimento balneare Perla del Tirreno e, ad un tratto ha iniziato a gridare aiuto. “Io stavo in postazione in quel momento – racconta Renato Camboni bagnino del Perla del Tirreno – e vedevo questo ragazzo che si stava tenendo abbracciato al pallone, poi mi sono voltato un attimo verso il collega che stava vicino a me per invitarlo a cambiare canale radio della trasmittente perché era disturbato, ed ho sentito gridare aiuto. Ho guardato verso quella direzione ed ho visto due giovani che stavano tenendo su un terzo ragazzo che stava in mezzo. Allora ho detto al mio collega di mettere subito a mare il pattino e siamo partiti, contemporaneamente è partito anche un pattino dello stabilimento Trieste. Siamo arrivati entrambi sul luogo ed abbiamo messo i pattini ad angolo in modo tale che i tre ragazzi potessero appoggiarsi. Io mi sono seduto sullo scafo e mi sono fatto passare il ragazzo che con il collega abbiamo adagiato sul pattino. Durante il tragitto per tornare a terra, con la radio, ho invitato la mia responsabile a chiamare l’ambulanza. Giunti a riva, abbiamo atteso qualche minuto l’arrivo dei sanitari, nel frattempo però visto che vicino alla mia postazione c’era un medico cliente della spiaggia, gli abbiamo preso i parametri perché era sofferente di tachicardia e nella respirazione. Poi sono arrivati i soccorsi che lo hanno caricato in ambulanza e lo hanno portato in ospedale. Devo riconoscere che i due bagnanti che sono intervenuti per primi a sostenere l’egiziano in attesa che arrivassimo noi, hanno fatto un ottimo lavoro. Si è parlato che gli amici del giovane fossero con lui, invece non è assolutamente vero. L’egiziano era solo quando è andato in acqua e dopo averlo portato a terra. I suoi amici sono arrivati quando l’ambulanza lo ha portato via e solo allora abbiamo saputo che erano i suoi amici con cui era venuto al mare. Questi hanno raccontato che il loro amico si era allontanato da solo, ma una cosa è certa. Lui si è trovato in acqua da solo mentre i suoi amici erano lontani, in pratica lo avevano abbandonato. Loro hanno raccontato una cosa diversa perché, evidentemente, hanno avuto paura della reazione dei genitori del loro compagno”. “Io, il giorno dopo, come prescrive il protocollo – conclude Camboni - ho provveduto a fare un verbale di soccorso e la mia responsabile lo ha inviato via pec alla Capitaneria di Porto».
«Quando lo abbiamo soccorso quel ragazzo era solo»
Il racconto del bagnino Renato Camboni dopo il salvataggio in mare di un ragazzo
2 luglio, 2025 • 18:45