«Io ho la nausea, sto rivedendo lo stesso film che c’è stato per Bernardo Provenzano. Tutto questo trionfalismo per la cattura di Messina Denaro non ci deve essere, sono convinta che si sia consegnato: è gravemente malato. Non è una vittoria, anzi è una sconfitta: 30 anni di latitanza nel paese natio la dicono lunga, fa ridere». Parla così Angela Gentile, la mamma di Attilio Manca, l’urologo ucciso nella sua casa a Viterbo dalla mafia – come ha stabilito la Commissione parlamentare – all’agenzia Dire e racconta l’amarezza di questi giorni.

Il boss ordinò: «al medico va fatta una doccia».

Attilio Manca, urologo dell’ospedale viterbese di Belcolle, originario di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, pur se giovanissimo, era considerato un luminare, un medico talentuoso nelle tecniche chirurgiche allora innovative in laparoscopia. Venne trovato morto nel 2004 nella sua casa di Viterbo a 34 anni. Tutto fu frettolosamente spiegato come un suicidio: nel corpo vennero trovati eroina, barbiturici, alcol. Una tesi a cui la famiglia non ha mai creduto. «Uno dei casi che si sono verificati nel nostro Paese - ha scritto nero su bianco la Commissione parlamentare Antimafia– che non sono stati chiariti dall’Autorità giudiziaria».

La signora Angela ricorda che il « figlio era una persona onesta, perbene e non ha accettato compromessi: mai sarebbe diventato il medico della mafia. Avrà detto lasciatemi fuori e non l’avranno lasciato fuori. Ha preferito morire pur di non diventare il medico del boss e sono fiera di aver avuto un figlio così onesto e superiore a uomini meschini come politici e magistrati che fanno sentenze non in nome del popolo, ma in nome della mafia, un marciume… Attilio invece era un uomo puro. Io penso che mio figlio, all’inizio quando è andato a visitarlo, non sapesse che si trattava di Provenzano. Gli sarà stato raccomandato da parenti o da personaggi di Barcellona, ma quando l’ha capito comprendo lo sdegno che avrà avuto e la paura. I colleghi hanno detto che era impaurito- racconta ancora la signora Angela– uno di loro gli ha detto: parla con i tuoi genitori e lui ha risposto che non poteva darci queste preoccupazioni, era molto protettivo con noi, era come un genitore. Negli ultimi tempi lo sentivo chiuso, abbattuto e lo addebitavo alla nostalgia. Doveva scendere il 20 febbraio, l’hanno ucciso l’11».

La storia di questo brillante medico si intreccia infatti, come tante dichiarazioni di pentiti hanno permesso poi di ricostruire, con quella del boss Provenzano operato alla prostata in una clinica di Marsiglia che avrebbe fatto chiamare proprio lui, il giovane urologo di Barcellona Pozzo di Gotto.

«Ad ottobre 2003 Attilio ci chiamò da Marsiglia e a mio marito - ricorda la mamma - disse che doveva assistere a un intervento chirurgico. In quel periodo veniva chiamato da molti ospedali d’Italia e la notizia che si trovasse in Francia non ci sorprese. Quella telefonata dopo la sua morte sparì dai tabulati telefonici».

La signora Angela dice che: «Lo Stato ci ha abbandonato e tradito: tutte le proveso
no state disattese, ma soprattutto ci hanno ostacolato la magistratura e le forze dell’ordine, non solo i politici, ad eccezione dei carabinieri che hanno creduto dal primo momento alla nostra versione e non ci hanno mai abbandonato. La magistratura viterbese e la Procura di Roma non hanno fatto indagini, hanno provato ad affossare la verità. Il pm di Viterbo sostenne che Attilio era morto per droga, non ci ha nemmeno mai auditi in 18 anni. Ha continuato a dire che mio figlio era morto nel suo letto… e le dichiarazioni dei pentiti, domandavo? Diciamo che forse non era capace di affrontare un delitto di mafia», dichiara con ironia.

»Vogliamo la verità e un processo serio e chiediamo che chi ha sbagliato paghi, anche i magistrati che ci hanno negato la verità» dice ancora Angela Gentile. «C’è già pronto il sostituto di Messina Denaro - prosegue la mamma di Attilio Manca - La mafia non finirà finché i politici si affideranno alla mafia. Ma io mi auguro che finalmente si aprano le indagini sulla morte di mio figlio- conclude- siamo stati lasciati soli. Abbiamo lottato tra mille difficoltà. Non passino tutti per eroi adesso…».