LADISPOLI – L’erosione continua ad avanzare e mette in serio pericolo pure i simboli della città, come la palude di Torre Flavia. È rimasta appena una striscia di sabbia a collegare la costa di Ladispoli con Campo di Mare e, inevitabilmente, partono nuove richieste per evitare che ulteriori mareggiate diano il colpo di grazia. «Ormai l’arenile è arretrato per una decina di metri negli ultimi anni – sostiene Corrado Battisti, gestore dell’oasi per conto di Città Metropolitana -, lo scorso anno avevamo collocato un tampone artificiale sul lato mare. Sta ancora reggendo anche se a fatica perché l’acqua sta debordando. È una situazione estremamente critica. Da anni i vari enti, tra cui Comune, Regione e Città Metropolitana, stanno cercando di attivarsi anche se c’è un grande giro di lettere ma al momento le scogliere non arrivano». Nel 2018 si risolse ufficialmente il braccio di ferro tra il Comune e la Pisana ma a distanza di 6 anni non è ancora partito il piano di protezione del litorale con i 6 milioni di euro finanziati dalla Regione. «Sarebbe un vero peccato – sostiene Rita Paone di Marevivo Lazio- se la biodiversità di questo luogo venisse lesa, non possiamo permettere che un posto importante come questo venga compromesso. In tanti negli anni abbiamo fortemente collaborato al mantenimento di quest’area, con forza e determinazione: l’intero territorio, le associazioni, le scolaresche, anche quelle del circondario e della Capitale, ed è per questo che ci rivolgiamo alle istituzioni tutte, alle amministrazioni comunali, e sovracomunali affinché contribuiscano alle opere necessarie alla difesa delle acque dolci della palude di Torre Flavia».

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