LADISPOLI – Si torna in aula nell’ambito del processo relativo al kitesurfer ferito da un elicottero militare a ottobre del 2018 sulla spiaggia di Torre Flavia. Oggi verranno sentiti in aula di tribunale a Civitavecchia i due piloti imputati per lesioni colpose che si trovavano all’interno del Chinook che ha aspirato Alessandro Ognibene facendolo poi rovinare violentemente sulla sabbia. Un urto violentissimo che causò allo sportivo romano, poi elitrasportato al Policlinico Gemelli, traumi e fratture su tutto il corpo. Michele Celeste e Francesco Dezulian, questo il nome dei due piloti sul birotore “CH47C Ermes 50”, dovranno spiegare cosa sia accaduto quel giorno e rispondere alle domande del giudice di pace, Rita Mannarà, della pubblica accusa e dei legali della parte civile e della difesa. La scorsa udienza sfilò come teste l’ammiraglio della Marina Massimiliano Rossi, imputato anche lui, che era a capo dell’esercitazione “Notte scura 2018”, sostenendo in sostanza che «nessuno tra gli elicotteri si era disallineato dalla rotta» e poi «i piloti avevano tutti rispettato i compiti che gli erano stati assegnati volando ad un’altezza di 500 piedi in base alle regole del volo», circa 150 metri d’altezza. Insomma, per la difesa più che un incidente si trattò di un «colpo di vento» e non di un incidente. Tanti dubbi però su questa vicenda. Intanto sull’elicottero non c’era la scatola nera. Sul secondo mezzo in formazione i dati sarebbero stati sovrascritti il giorno dopo mentre il terzo elicottero maltese lasciò l’Italia nelle ore successive. In più secondo i testimoni che hanno già sfilato in aula davanti ai giudici, il pilota sarebbe tornato indietro dopo il ferimento di Ognibene. Perché? È una vicenda senza precedenti in Italia oggetto di inchiesta della procura ordinaria, militare e della Nato dato che alcuni, tra gli oltre 10 velivoli in addestramento, appartenevano a forze straniere. Anche il ministero della Difesa aveva annunciato l’avvio di una indagine.

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