FIUMICINO - «La sicurezza non si improvvisa. Serve metodo, visione, e soprattutto responsabilità condivisa». È stato questo il cuore dell’intervento pronunciato dal questore di Roma, Roberto Massucci, durante l’illustrazione del nuovo schema operativo messo a punto per affrontare le criticità legate all’ordine pubblico nei Comuni della Città Metropolitana.

Un impianto che prende corpo proprio da Fiumicino, divenuto per l’occasione laboratorio sperimentale di un approccio integrato. Tutto è partito da una lettera, inviata dal sindaco al Prefetto e allo stesso Massucci, in cui si chiedeva formalmente di attivare un percorso operativo strutturato. «Una richiesta – ha spiegato il questore – che ha trovato accoglimento all’interno del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, dove tutte le forze in campo hanno condiviso l’urgenza di dare una risposta non solo efficace, ma soprattutto ordinata e stabile nel tempo».

«Con le risorse che abbiamo - ha detto Massucci - dobbiamo costruire un modello di lavoro che valorizzi la collaborazione. Non si tratta di invocare più poliziotti o più carabinieri: il problema non si risolve così. La sicurezza richiede metodo, non slogan». Un messaggio chiaro, rivolto tanto alle istituzioni quanto agli operatori economici. Perché la sicurezza, secondo il questore, non è solo un dovere dello Stato, ma anche «un investimento per chi lavora sul territorio, per chi fa impresa, per chi abita le città». Da qui l’idea di un regolamento d’uso, uno strumento che ogni Comune può adottare per disciplinare le attività che attirano grandi flussi di persone, come i locali della movida. «Il punto non è chiudere, ma prevenire», ha detto Massucci. «Quando arrivano relazioni dalle forze dell’ordine che denunciano situazioni fuori controllo, non ho altra scelta che firmare provvedimenti drastici. E vi assicuro che non è mai un momento felice». Il modello proposto punta a un equilibrio tra le esigenze degli imprenditori e i diritti dei residenti. E per raggiungerlo, sarà cruciale il ruolo delle polizie locali, considerate dal questore «un presidio fondamentale, per la loro conoscenza del territorio e per la capacità di intercettare i segnali prima che degenerino». Ma anche gli addetti alla sicurezza dei locali, spesso etichettati frettolosamente come “buttafuori”, sono stati al centro del discorso. «Questa figura – ha precisato Massucci – non esiste nell’ordinamento. Ci sono gli addetti alla sicurezza, che devono essere riconoscibili, formati e capaci di gestire conflitti lievi prima che sfocino in emergenze». La strategia delineata passa per una triplice articolazione: individuazione delle aree più esposte, redazione e adozione di un regolamento d’uso da parte del Comune, presenza di personale formato per il presidio preventivo, con il supporto immediato delle forze dell’ordine quando necessario. In questo quadro, anche Guardia di Finanza, Capitaneria di Porto, Aeronautica Militare ed Esercito vengono chiamati a fare sistema. «Non esiste più – ha detto Massucci – un’emergenza che possa essere affrontata da una sola istituzione. È la rete che fa la forza. Ed è questa rete che il Comune di Fiumicino, con coraggio, ha voluto mettere in moto». Un passaggio particolarmente significativo è stato riservato al rapporto con gli imprenditori. «L’etica d’impresa – ha ricordato – non si esaurisce con l’etica fiscale. È anche attenzione al territorio, rispetto per chi ci vive, equilibrio tra le esigenze del lavoro e quelle del riposo». Una linea che guarda alla convivenza civile come primo presidio di sicurezza. A chiusura del suo intervento, Massucci ha ribadito che “il rischio zero non esiste”, ma che un percorso di miglioramento continuo è possibile, a patto che ciascuno faccia la propria parte. «Fiumicino ha scelto di non aspettare soluzioni dall’alto. Ha deciso di mettersi in gioco, di costruire un metodo, di dare l’esempio».