«Faremo un presidio fisso fino a domenica prossima qui alla rotonda davanti il casello di Orte per rimarcare la continuità del nostro impegno anche se il movimento ormai è stato diviso».

Tonino Monfeli, leader del gruppo di agricoltori della Tuscia in protesta dal dicembre scorso, parla a La Provincia visibilmente deluso per la mancata unità a livello nazionale dell’azione del mondo agricolo.

«Oggi (ieri, ndr) abbiamo fatto volantinaggio informativo agli automobilisti – dice Monfeli - e distribuito prodotti agricoli della nostra terra come i cavolfiori».

Monfeli è molto critico per la spaccatura del movimento agricolo che, come era stato già riportato su queste pagine, aveva visto la “cacciata”, a dire del leader degli agricoltori del Viterbese, «più volte quando siamo andati ai presidi di Formello e della Nomentana. Il potere ci ha diviso e ora faremo piccole presenze a Orte per testimoniare il nostro impegno che non si ferma».

Non bastano, quindi, i gravi problemi che stanno attanagliando il comparto agricolo per dirimere le evidenti frammentazioni che, in più occasioni, hanno provocato differenze sia sulle strategie da compiere (come il blocco o no della principali strade in direzione delle principali città italiane come Roma e Milano) che sui punti di convergenza e sul rapporto da intrattenere con le forze dell’ordine. «Abbiamo mantenuto un ottimo rapporto con la polizia stradale locale – continua Tonino Monfeli – che ci scorta e permette in tranquillità di continuare il nostro presidio fino a domenica prossima. E’ certo, però, che la divisione in gruppi non giova alla causa del nostro settore. Mi affido alla stampa locale che ha sempre dimostrato attenzione ed equilibrio per la nostra lotta, a livelli nazionali, purtroppo, ciò non avviene».

Monfeli spiega anche che «il numero esiguo di mezzi, dovuto, anche al maltempo di questi giorni, non ci spaventa ed andremo avanti senza sosta e prevediamo un progressivo ritorno dei colleghi per la nostra lotta che resta comune».

Resta il fatto che, malgrado le buone intenzioni e qualche azione dimostrativa per ora il movimento agricolo di protesta italiano, che ha avuto il suo apice nei giorni del Festival di Sanremo, nei presidi fissi e in fatti come il transito sul Grande Raccordo Anulare, non ha lontanamente raggiunto i livelli di Germania, Francia o Spagna. Molti ricordano il letame gettato sulle strade anche davanti la sede dell’Unione europea a Bruxelles. Nella Tuscia la protesta è esplosa prima di Natale e ora sta riprendendo quota: si vedrà con quali risultati.