ALLUMIERE - "Salvate il silos della Cava del Ferro". Questo il grido di molto residenti dei comuni collinari e di tanti amanti del patrimonio minerario di Allumiere. Sulle pagine Facebook dedicate ad Allumiere nei giorni scorsi è stata pubblicata una particolarissima foto che per molti risulta insignificante, specialmente per le nuove generazioni, cosa che non lo è per chi è un po più avanti nell'età e, sopratutto, per i tanti appassionati e studiosi delle miniere e della natura di Allumiere anche di fuori regione. La foto non può che attirare attenzione perché mostra un edificio semi diroccato in bilico su un avvallamento. I vari commenti sotto il post scritti da tante persone ci hanno incuriosito e spinti ad informarci meglio chiedendo spigazioni al gruppo che ha pubblicato per primo la foto: il GEM (Gruppo Esplorazione Mineraria dei Monti della Tolfa). Abbiamo così fatto una grande scoperta: il manufatto che si vede in foto ha una certa importanza che non può lasciare indifferente nessuno per salvaguardarlo e magari valorizzarlo. Glibespwrti del Gem spiegano che si tratta "dell'ultima traccia della miniera di marcassiste della Roccaccia, conosciuta ad Allumiere come cava del ferro, la più grande del Lazio. Si tratta di un materiale ferroso simile alla pirite ma più ricco di zolfo e utilizzato per la fabbricazione di polvere da sparo ed esplosivi. La produzione non avveniva qui, ma allo stabilimento della Bomprini Parodi Delfino a Colleferro dove il minerale veniva trasportato mediante camion fin dal 1939. Quello che si vede in foto non è la vera e propria miniera (questa era completamente nel sottosuolo e ci si accedeva mediante pozzi situati a quote più basse), ma un silos al piazzale superiore dove veniva stoccato il minerale in attesa di essere trasportato allo stabilimento di lavorazione. La miniera venne chiusa nel 1959 portando una significativa crisi economica ad Allumiere dove circa 200 operai si trovarono improvvisamente senza più lavoro. Buona parte di essi di rimboccarono le maniche andando a svolgere nuove mansioni nelle vicine località, ma anche su Roma, come operai, braccianti e muratori. Questa miniera è stata senza dubbio la più importante attività minieraria ad Allumiere del secolo scorso: l'allume già in profonda crisi dalla fine dell'800 chiuderà definitivamente nel 1941".

Nel tempo, dopo la chiusura, tutte le strutture a servizio della miniera, compresa una specie di funicolare che traportava il minerale dalle profondità della terra fino piazzale superiore dove è il silos, sono state smantellate, trafugate o distrutte. "Il silos, da anni, è purtroppo in pericolo di crollo per il cedimento del terrapieno che lo sostiene (è infatti sopraelevato per dar modo ai camion di essere caricati a caduta) - proseguono dal Gem - il pericolo in questi ultimi anni si è fatto ancora più grande: è in uno stato di equilibrio molto precario e forse una raffica di vento più o meno forte, potrebbe farlo cadere e distruggersi in anticipo su un ulteriore cedimento del basamento". Su facebook c'è un coro unanime di persone che chiedono che questa struttura venga messa in sicurezza: "Ci sentiamo l'obbligo di sentibilizzare il Comune di Allumiere, l'Università Agraria di Allumiere, il Museo Civico, il neaonato Parco Minerario di Allumiere, imprenditori e tecnici. Insieme per studiare una soluzione compatibile con l'ambiente che possa prolungare la vita e valorizzare (con cartelli e itinerari per trakking e mountain bike) questo piccolo ma importante testimonianza del passato minerario di Allumiere, passato, che ricordiamo, non essere collegato solo allo sfruttamento dell'allume". In tanti sono d'accordo nel ritenere che Allumiere ha un grande patrimonio minerario da salvaguardare, sistemare e valorizzare. "Siamo felicissimi e onorati del fatto che vogliono fare il Parco Minerario - spiegano alcuni residenti e amatori - ma chiediamo che non venga lasciato nell'abbandono quello che resta delle miniere". Nei prossimi giorni pubblicheremo poi uno studio e una spiegazione su questo sito ad opera dell'esperto dottor Glauco Stracci.

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