LADISPOLI – Dovevano arrivare le gabbie per catturare i cinghiali e trasferirli in habitat più idonei. Nulla di tutto questo, le recinzioni sono ancora nei depositi di Città Metropolitana mentre gli ungulati prendono sempre più possesso del territorio, in questo delle spiagge e dei sentieri della palude di Torre Flavia. Uno scenario di pericolo per i fruitori dell’oasi che potrebbero facilmente trovarsi a distanza ravvicinata con gli animali selvatico che stanno anche creando danni all’interno dell’habitat faunistico e floreale rovistando tra la vegetazione in cerca di cibo. È un equilibrio molto fragile quello della palude, già minato dall’erosione costiera che ha provocato nelle scorse settimane una morìa di pesci dopo l’ingresso delle onde nello stagno. Ora sono i cinghiali la preoccupazione di chi gestisce l’area a ridosso delle festività natalizie, periodo in cui l’arenile potrebbe popolarsi di persone specialmente se dovesse esserci il sole. «Avevamo ricevuto comunicazione riguardo l’installazione di gabbie – spiega Corrado Battisti, responsabile del monumento naturale per conto di Città Metropolitana – al momento però a livello pratico non ci sono sviluppi. I cinghiali continuano a riprodursi senza freni e, oltre a danneggiare il canneto, possono intervenire anche sui nidi degli uccelli acquatici».

Si tratta di un’area al confine con il comune cerveterano e nelle scorse settimane il sindaco etrusco, Elena Gubetti, aveva annunciato l’arrivo di gabbie proprio in palude, su iniziativa di Città Metropolitana, per cercare di diminuire il numero di ungulati presenti sul territorio. «Non capiamo questi ritardi sinceramente – interviene Alessio Catoni, presidente del comitato Cerenova-Campo di Mare – non c’è una presa di coscienza seria di questa problematica. L’altra mattina vicino a una casetta di legno è stato trovato morto un cinghiali. Non si sa se sia stato avvelenato».

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