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CIVITAVECCHIA – La clamorosa notizia era nell’aria. La stessa Provincia l’aveva prevista mesi fa. Il liquidatore della società Hcs, totalmente partecipata dal Comune di Civitavecchia, è indagato per bancarotta fraudolenta. Lo sostiene pubblicamente il capogruppo del Pd, Marco Piendibene che, come ammesso, ne ha ricevuto conferma direttamente dall’assessore alle Partecipate Francesco Serpa. L’indagine della GdF sulla singolare gestione di Hcs, coordinata dalla Procura, come ci si aspettava, sta assumendo quindi contorni clamorosi. Gli indizi c’erano però tutti. Già da tempo negli ambienti “comunali”, lasciava perplessi la anomalia determinata dalla stessa esistenza della società che, in base alla Legge, avrebbe dovuto essere estinta e cancellata dal Registro delle Imprese già da due anni. Come si ricorderà Hcs concluse la propria liquidazione il 31 dicembre 2021. Chiusa la liquidazione, la Legge attribuisce al liquidatore il solo ed unico potere di cancellare la società dal Registro delle Imprese e quindi di estinguerla definitivamente. Passavano invece i mesi, l’obbligo di cancellazione rimaneva violato per tutto il 2022 e proseguiva nel 2023. Ancora oggi, paradossalmente, Hcs risulta perfettamente attiva. Il liquidatore invece di cancellare la società ad inizio 2022 optò per una soluzione mai vista prima. Sostanzialmente si autoproclamò amministratore unico e sorvolando sul fatto che la società non avrebbe più dovuto nemmeno esistere, riprese la normale attività. Qui ci sarà da capire se tale decisione sia stata presa in autonomia oppure assunta con un qualche accordo con il socio Comune di Civitavecchia. Sta di fatto che l’attività di Hcs riprendeva a pieno regime, dopo la sua estinzione. Ma non è tutto. Il liquidatore infatti ad inizio 2022, avrebbe dovuto retrocedere - dopo l’ estinzione della società - i “risparmi” del concordato liquidatorio al socio unico. Si trattava di circa 1,5 milioni di euro, su cui per altro il Comune contava ed aveva già impiegato con alcuni atti deliberativi. Passavano i mesi, ed il liquidatore non solo non restituiva al Comune ma li spendeva tra consulenze, incarichi, indennità. Recentemente poi, lo stesso liquidatore ha iniziato a chiedere i soldi al Comune. Arrivati al paradosso, anche al Comune deve essere scattato, con colpevole ritardo, l’allert. I dirigenti che si attendevano il versamento dei “risparmi concordatari” hanno iniziato a capire che quei soldi (del Comune) si erano ormai volatilizzati. Convocato, è venuta fuori l’incredibile storia: il liquidatore non solo, da due anni, continua a scrivere e gestire in nome e per conto del Comune una società che non doveva più nemmeno esistere, ma per finanziare tale attività ne ha escogitata una che rischia di abbattersi sul Comune come uno tsunami. Sembrerebbe infatti, che abbia iniziato a riscuotere crediti che erano stati transati e rinunciati dalla società in sede di concordato. Al liquidatore è evidentemente sfuggita una regola fondamentale del Diritto fallimentare. La Legge stabilisce infatti che i crediti non inseriti nell’inventario dell’attivo concordatario si intendono rinunciati. Quei crediti sarebbero comunque spettati ai creditori, che, a loro volta, vi hanno invece rinunciato, attraverso il voto del Comitato, per permettere una più rapida conclusione della procedura. Al contrario il Liquidatore sembra proprio aver sostenuto che il suo compito è quello di riscuotere i crediti che Hcs non ha inserito nel concordato e che aveva – secondo lui - occultato ai creditori. Il debitore che occulta o dissimula alcuni crediti, per poi riscuoterli per proprio conto commette – secondo l’Ordinamento – reato di frode ai creditori. Da qui la indagine della Procura, affidata alla GdF che avrebbe ottenuto già significativi riscontri, a partire dalla fin troppo evidente mancata estinzione di Hcs, per proseguire nelle azioni esecutive promosse su crediti transati e quindi mai proposti (o occultati) ai creditori.Le fiamme gialle avrebbero infatti raccolto prove ineluttabili del tentativo della società di riscuotere crediti non comunicati ai creditori poiché non inseriti nell’attivo concordatario. L’indagine penale paradossalmente, nonostante le pesantissime pene previste rischia di essere l’ultimo dei problemi per il Comune di Civitavecchia. Chiusa l’indagine, infatti, la Procura non avrebbe altra scelta che chiedere al Tribunale la revoca del concordato preventivo ed il fallimento della società. Il fallimento di Hcs farebbe venir meno lo “scudo concordatario” obbligando il Comune a rispondere di tutti gli oltre 20-25 milioni di debiti che aveva accumulato Hcs e non più degli 11, come “ridotti” a seguito del concordato. Tale circostanza determinerebbe automaticamente il dissesto finanziario dell’Ente. In altri termini, si rischia uno scenario apocalittico per motivi oggettivamente incomprensibili. Passi infatti la brama di protagonismo del liquidatore di Hcs; passi pure la voglia di ricevere qualche indennità in più, ma dinnanzi all’inerzia del liquidatore che, da due anni non cancella la società in violazione dei propri doveri, non si capisce letteralmente il motivo per il quale la amministrazione comunale non abbia esercitato i poteri sostitutivi previsti dalla Legge, procedendo direttamente alla estinzione di Hcs. La procedura è semplicissima: si tratta di inviare una mail al preposto ufficio della CCIAA. Con il passare del tempo e l’avanzare delle indagini il rischio assunto dal Comune appare ormai illogico e sproporzionato. Ma soprattutto crea non pochi imbarazzi l’omesso controllo sulla società dovendo registrare che per oltre due-tre anni nessun responsabile comunale ha mai verificato l’avvenuta cancellazione della società nonché tutte le altre mancanze (deposito di bilanci, ecc.). Appare opportuno ricordare come l’Ente debba garantire il cosiddetto “controllo analogo” sulla società. Proprio sulle responsabilità dei dirigenti ed amministratori comunali l’opposizione sta puntando il dito chiedendone conto dei motivi per i quali il Sindaco, negli ultimi tre anni, non ha mai convocato l’Assemblea dei soci (di cui è Presidente) per approvare i bilanci e comunque per ordinare la cancellazione della società, lasciando carta bianca al Liquidatore che la utilizzata nel peggiore dei modi. Le sorprese sembrano non essere finite.
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