Deposito nazionale di rifiuti radioattivi, la speranza per scongiurare la realizzazione nella Tuscia potrebbe chiamarsi Trino Vercellese.

Il Comune piemontese, che già nei mesi scorsi aveva espresso l’intenzione di ospitare l’impianto di stoccaggio, ha ora ufficializzato la volontà di autocandidarsi con una delibera di giunta.

L’atto sarà inviato al ministero all’Ambiente e alla Sicurezza energetica e a Sogin per valutare sulla base di criteri tecnici l’idoneità del sito. Trino Vercellese infatti non rientra nell’elenco delle 51 zone inserite nella Cnai, la carta delle aree idonee, pubblicata lo scorso 13 dicembre. Ed era stato escluso anche dalla Cnapi (carta delle aree potenzialmente idonee) ancor prima della scrematura che ha poi ridotto i siti adatti a ospitare il deposito unico di scorie nucleari e il parco tecnologico da 67 a 51.

Quindi l'autocandidatura non significa automaticamente che il resto del Paese, e soprattutto la Tuscia con ben 21 siti individuati, possano tirare un sospiro di sollievo.

La disponibilità del consiglio comunale di Trino, fortemente contestata dall’opposizione di centrosinistra, è arrivata alla vigilia del termine ultimo fissato dal Mase per le autocandidature al 13 gennaio.

Nella delibera il piccolo Comune piemontese di circa 6mila abitanti pone come condizione che siano validati dall’autorità competente e rispettati tutti i criteri in materia di sicurezza.

La possibilità di autocandidarsi, prevista per i Comuni e anche per le strutture militari dismesse, è stata messa in campo di recente dal governo a fronte della contrarietà espressa da molti territori ad accogliere l'impianto.

Una struttura che complessivamente occuperà una superficie di 150 ettari e che, una volta a regime, ospiterà 78mila metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media intensità e in cui saranno temporaneamente stoccati 17mila ad alta intensità.

Il gesto volontario di Trino Vercellese al momento offre un barlume di speranza per il nostro territorio ma fino a quando Sogin non ne certificherà l’idoneità, la Tuscia non può permettersi di abbassare la guardia.

Avanti quindi con le azioni legali - dal ricorso della Provincia a quelli presentati in maniera autonoma dai Comuni interessati - e con la richiesta di audizione, approvata dal consiglio provinciale e dall’assemblea dei sindaci, presso il ministero con Sogin e Regione per l’istituzione di una cabina di regia con primi cittadini e tecnici del territorio.

Intanto il 23 febbraio la spinosa questione del deposito di scorie nucleari sarà al centro del dibattito nel consiglio straordinario convocato dal comune di Viterbo.