di GIULIANA OLZAI
CERVETERI - «Sono pochi 16 anni di reclusione per un fatto così grave mentre Chiara è condannata a vita. Mia figlia non potrà più fare una vita normale, non potrà sposarsi, avere una famiglia, dei figli e donarmi dei nipoti. E questo non è giusto».
E’ annichilita Danielle Conjarts, la mamma di Chiara Insidioso Monda, alla notizia che la Cassazione ha confermato la pena stabilita in appello a Maurizio Falcioni, per le accuse di maltrattamenti aggravati dalla minorata difesa e tentato omicidio aggravato nei confronti della figlia. L’uomo, all’epoca fidanzato e convivente di Chiara, la massacrò di botte con calci e pugni, sferrati con brutale violenza tanto da sfondarle il cranio, in un seminterrato di Casal Bernocchi, al culmine dell’ennesimo litigio, il 3 febbraio del 2014.
Chiara aveva solo 19 anni. Da un punto di vista processuale questa storia finisce qui.
Chiara è stata picchiata così selvaggiamente e con tale ferocia da finire in coma. Le sue condizioni apparvero da subito gravissime e forse irreversibilmente compromesse sul piano psicofisico e relazionale. Si svegliò dopo undici mesi ma ancora oggi permane praticamente in uno stato vegetativo. Ora si trova a ‘Casa Iride’ ed è assistita al meglio. Danielle punta il dito sul rito abbreviato, che ha consentito all’uomo di poter usufruire di uno sconto di pena pari ad un terzo, e dice: «La legge deve essere cambiata perché è ingiusto concedere il rito abbreviato a chi commette crimini così efferati. Non possono esserci sconti di pena per chi massacra una donna inerme in questo modo. Vedere mia figlia ridotta in quello stato è una cosa orribile e inaccettabile e il pensiero che il suo aggressore ha avuto sconti e benefici per una legge che ritengo ingiusta mi addolora. Quest’uomo fra 16 anni ha pagato il suo ‘‘debito’’ ed è libero, io e mia figlia, invece, dobbiamo combattere per tutta la vita, che ci è stata cambiata, in una situazione di estremo disagio fisico e psichico. A mia figlia è stato tolto tutto. Non ha un futuro». Appare rassegnata Danielle quando dice «cosa ci puoi fare, in Italia è così e basta. Almeno 16 anni se li fa ma sono comunque pochi».
Danielle, come tutti i giorni, dovrà alzarsi presto la mattina, fare tanti kilometri in treno, attraversare mezza Roma coi mezzi pubblici, per arrivare da Chiara a Villa Iride e assisterla nei suoi bisogni fino al pomeriggio. Poi altrettante ore di viaggio per arrivare sfinita a Cerveteri, dove abita e ha vissuto con Chiara fino a quando la ragazza ha compiuto i 17 anni. Da quel drammatico giorno mamma Danielle veglia con amore la propria figlia, ne osserva il volto, cerca di carpire un segnale espressivo diverso che possa far pensare ad un miglioramento della sua condizione. Non può non pensare a come sarebbe stato diverso se quella furia animalesca non l’avesse ridotta così.
«Mi mancano le sue coccole, il suo sorriso, le sue confidenze. Mi manca la sua normalità» conclude mamma Danielle con gli occhi lucidi e la voce strozzata.