FIUMICINO – I riflettori dell’inchiesta sull’omicidio di Stefania Camboni sono puntati ora sui laboratori dei RIS di Roma, dove si è aperta una fase cruciale dell’indagine: l’analisi scientifica dei reperti raccolti sulla scena del crimine e nelle immediate vicinanze.

A riferirlo è Massimiliano Gabrielli, avvocato della famiglia Camboni-Violoni, che ha confermato la presenza del consulente tecnico di parte, il generale Luciano Garofano, agli accertamenti in corso.

I reperti sotto esame includono tracce ematiche, impronte digitali e, soprattutto, gli oggetti ritrovati all’interno di una busta abbandonata a pochi metri dall’auto della vittima. Un ritrovamento ritenuto decisivo, poiché nella busta i Carabinieri avrebbero individuato un coltello compatibile con l’arma del delitto, guanti in lattice e altri elementi potenzialmente compromettenti. Gabrielli ha spiegato che l’obiettivo è stabilire, attraverso l’analisi del DNA, se tali reperti possano collegare in maniera inequivocabile una persona al delitto o almeno all’occultamento delle prove.

L’avvocato ha aggiunto che, sebbene i risultati completi richiederanno ancora tempo, già nelle prossime ore i consulenti della famiglia confidano di poter ottenere prime indicazioni utili: «È fondamentale – ha sottolineato – chiarire chi abbia manipolato quei guanti e se vi siano impronte o residui biologici in grado di fornire riscontri oggettivi».

L’autorizzazione della Procura alla restituzione della salma della donna e al conseguente nulla osta per la sepoltura rappresenta, secondo il legale, non solo un atto di grande sensibilità umana verso la famiglia, ma anche un segnale importante dal punto di vista investigativo: «Significa che gli esami di laboratorio successivi all’autopsia sono stati completati, e ciò ci fa sperare che si stia per entrare in una fase più avanzata dell’indagine».

Uno degli elementi più delicati è rappresentato proprio dalla ricostruzione dell’ora esatta dell’omicidio, che potrebbe restringere ulteriormente il campo delle responsabilità.

Le tracce ematiche presenti nella villetta e sulle vetture, abbinate a quelle rinvenute sui nuovi reperti, potrebbero infatti disegnare un quadro più definito degli spostamenti e delle azioni compiute subito dopo il delitto.

Intanto, resta l’iscrizione nel registro degli indagati del figlio della vittima, Francesco Violoni, atto che la difesa ha definito «tecnico, volto a garantirgli piena partecipazione agli accertamenti irripetibili»: il coltello rinvenuto, infatti, era un oggetto a lui regalato anni fa, e usato in passato prima del trasloco da Fiumicino.

Resta il fatto che le modalità con cui è stata abbandonata la busta contenente i reperti – sul ciglio della strada e a poca distanza dall’auto di Stefania – sollevano molti interrogativi tra gli inquirenti, che non escludono si tratti di un tentativo maldestro di disfarsi di prove incriminanti. Sarà la scienza forense a dover fare chiarezza, in un’indagine ancora apertissima ma ora entrata nel vivo.