SANTA MARINELLA – Il quotidiano La Verità, continua nella sua linea di condotta in merito alla vicenda delle intercettazioni riguardanti il sindaco Tidei e ieri ha pubblicato un articolo nel quale intervista la famiglia albanese alla il sindaco di Santa Marinella ha dato lavoro per 13 anni. Dopo essersi trasferita a Londra, la famiglia, è tornata in Italia e dopo aver lettosui giornali alcune ernazioni di Tidei ha deciso di rilasciare una intervista al giornale che da giorni tratta la questione “Tidei gate”.

Nell’intervista, Buskin Curtai fa la cronistoria dei tredici anni passati al servizio del sindaco, mettendo in evidenza le cose che non ha condiviso con lui. La sua prefazione è un attacco a piedi pari. “Io i comunisti li conosco bene – dice Buskin a La verità – li ho vissuti quando stavo in Albania, in quei regimi gli uomini sono sfruttati e Tidei è un comunista come loro”. L’uomo, un ex poliziotto di 53 anni, riferisce che era costretto a restare in casa per fare il guardiano per l’intera giornata senza avere nemmeno la possibilità di andare al mare: «Mi faceva fare tutti i lavori e in cambio mi ha dato un minuscolo appartamento dove non pagavo le utenze. I mei figli per quasi dieci anni hanno dormito in una intercapedine, quando mia moglie ha avuto uno screzio con la signora Tidei ce ne andammo a Londra e Tidei la prese male e manco ci salutò». L’albanese avrebbe chiesto a Tidei una buonuscita di 90mila euro poi ridotta a 30mila.

Il sindaco nel leggere l’intervista ha avuto come un sussulto e dopo aver fatto mente locale, ha deciso di rispondere. “Le bugie hanno le gambe corte – dice Tidei - Buskin Kurtay e la moglie Mira mi sono stati presentati dal cognato Naime Taflay, circa 13 anni fa quando vennero clandestinamente a bordo di un gommone dall'Albania con il figlio di appena un anno in cerca di una vita migliore in Italia. La mia famiglia è legata da anni da un rapporto di amicizia con Naime e la moglie, sorella di Buskin. Furono loro a raccomandarmi la famiglia di Buskin per un posto di lavoro alla moglie. La signora Mira dopo aver regolarizzato la propria posizione con un regolare permesso di soggiorno, è stata assunta regolarmente da mia moglie come colf e successivamente per un breve periodo come salariata agricola (36 ore settimanali, contributi regolarmente versati) con tanto di ricevuta rilasciata dalla sig.ra Mira. Per facilitare il lavoro, abitando la mia famiglia in campagna, abbiamo messo a disposizione della famiglia Kurtay un alloggio di cui disponevamo per consentire a questa famiglia di abitare sul posto. I rapporti con questa famiglia sono sempre stati eccellenti tant'è che ancora i membri della famiglia mi chiamano zio Pietro. Kurtay molte volte mi ha accompagnato in aeroporto, abbiamo festeggiato i compleanni insieme alla famiglia, che hanno utilizzato la mia abitazione in Sardegna e sul Tonale per le loro vacanze senza pagare una lira. Mia moglie ha fatto continuamente piccoli regali ai figli, e mio nipote è stato spesso accudito dalla signora Mira, che si vantava di averlo cresciuto bene. Lo stesso Buskin, all'interno della casa e dell'azienda, si è fatto carico di portare la legna raccolta nell'azienda e provvedere all'allevamento di una decina di galline in proprietà comune.

La famiglia Kurtay non ha mai pagato affitto, bollette per le utenze ne altro ancora, perchè la disponibilità dell'abitazione si intendeva compensata da piccoli lavoretti a casa Tidei. Buskin - precisa il sindaco - ha sempre lavorato come dipendente della ditta addetta alle manutenzioni presso l'ospedale di Civitavecchia. Un lavoro regolarmente retribuito con tanto di assicurazioni e contributi Inps e Inail puntualmente versati. Per questo non poteva avere nessun rapporto di lavoro con il sottoscritto essendo lo stesso legato ad un altro regolare rapporto di lavoro. E i lavoretti citati da Buskin non erano altro che il frutto di un rapporto familiare di solidarietà e stima. Tant'è che a seguito del deteriorarsi di questi rapporti tra Mira e mia moglie, questa decide di trasferirsi a Londra per stare vicina ai figli che nel frattempo si erano trasferiti in quella città per motivi di studio. Sono state fatte delle riunioni insieme a questa famiglia, il commercialista ha contabilizzato l'entità della liquidazione (17mila euro) regolarmente versata con assegno e di comune accordo hanno convenuto per il licenziamento della Mira. I coniugi Kurtay si sono trasferiti a Londra. Dopo qualche mese Buskin mi telefona e mi chiede un appuntamento a casa mia. Ci siamo incontrati a casa mia circa quattro mesi fa, mi ha portato in regalo una bottiglia di wisky, dicendo che me la mandavano i suoi figli e mi ha chiesto se potevo parlare con la ditta dalla quale si era licenziato per farlo riassumere perchè a Londra non ci poteva più stare e per questo si trovava spesso a piangere. Telefonava anche spesso ad amici e parenti miei per perorare la causa del suo ritorno a Civitavecchia, di cui ho molte testimonianze, invocando per questo un mio aiuto presso la ditta in cui lavorava. Sta di fatto che Buskin è stato riassunto, per poi presentarsi a casa mia con un'altra bottiglia di wisky chiedendomi di poter ritornare ad abitare nel vecchio appartamento pronto a riprendere i lavoretti del passato. Ho detto a lui che per l'abitazione non c'era problema visto che la moglie vive a Londra e lui a Civitavecchia, ma per la stessa moglie non era opportuno questo ritorno in quanto i rapporti deteriorati avrebbero provocato ennesime frizioni e litigi. Di fronte a simile diniego lo stesso Buskin ha dimostrato la sua contrarietà e se ne è andato, ma sempre con schiettezza e cordialità. Dopo circa un mese, anche a seguito della pubblicazione di alcune intercettazioni travisate ed estrapolate da un contesto assolutamente ben diverso, Buskin ha cominciato a tempestarmi di messaggi (tutti registrati) con i quali mi chiedeva soldi (prima 90mila poi sceso a 30mila) per mantenere il suo silenzio e non andare ai giornali). A tali richieste mi sono sempre sdegnosamente rifiutato ritenendole forme gravi di estorsione. I messaggi vocali whatsapp (sempre scrupolosamente registrati) sono continuati a pervenire con le minacce che se entro giovedì non avessi provveduto ad accettare la somma da lui proposta (non più 90mila ma sceso a 30mila) sarebbe andato ai giornali. A tali messaggi ho risposto che poteva andare da chi riteneva più opportuno ma io ai ricatti non ho mai ceduto. Così è avvenuto, tant’è che il soggetto è stato probabilmente contattato da uno dei membri dell’associazione a delinquere che sto per denunciare alla Procura e la vicenda è finita sui giornali. Ora provvederò a denunciare questo soggetto colmo di ingratitudine per ciò che la mia famiglia ha fatto per lui ma soprattutto per le offese e le calunnie”.

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