PHOTO
«Siamo grati dell’incontro al prefetto di Viterbo Gennaro Capo ma siamo stati chiari nel ribadire che per il settore agricolo servono misure strutturali e non contentini”. È esplicito Tonino Monfeli, leader nella Tuscia del Conca per l’evoluzione agricola, dopo che, ieri mattina, una delegazione di cinque agricoltori, da lui guidata, è stata ricevuta alle 10 dal prefetto di Viterbo Gennaro Capo, mostratosi sensibile alle tematiche sollevate. «Quello di stamattina (ieri, ndr) è stato un incontro positivo – dice Monfeli – con il prefetto che ci ha ricevuto e già il parlare con un rappresentante di un organo dello Stato è qualcosa di più che rimanere in una piazza senza essere ascoltati». Fin qui le notizie positive. Monfeli e i suoi, però, non si ritengono soddisfatti delle risultanze ottenute perché «c’è stata data una risposta preconfezionata, la stessa del governo e la stessa della Coldiretti, ossia di chiedere qualcosa di meno, mentre andare contro il grande capitale, le multinazionali e l’agrindustria non lo accetterà mai nessun governo in Italia».
È qui che la delegazione degli agricoltori e Monfeli, pur ringraziando il prefetto dell’interessamento, ha mostrato il suo disappunto.
«Io ho ringraziato ma ho detto no grazie, noi non possiamo morire di stenti - continua il leader del movimento agricolo della Tuscia -. C’è stato prospettato uno sconto di 15 centesimi al litro sul gasolio che si annullerà al primo aumento, alla prima diatriba tra i petrolieri e lo Stato. Noi vogliamo risposte sul dramma che stiamo subendo non palliativi, in un anno sono fallite 40 mila aziende in Italia. Il prefetto ha ascoltato le nostre istanze ma non vede proposte realizzabili».
Gli agricoltori, quindi, vanno avanti con le loro richieste di cui vogliono risposte adeguate: chiedono la dichiarazione dello stato di crisi economica di tutto il settore primario; una moratoria immediata per i debiti delle imprese colpite dalla crisi agricola; politiche contro l’asservimento all’agroindustria; il ridimensionamento degli accordi internazionali dell’organizzazione mondiale del commercio; una presa di coscienza sulle scelte europee in materia dei green deal. Sono richieste molto forti ma gli agricoltori possono, secondo Monfeli, tornare a giocare un ruolo centrale e, le proteste, probabilmente torneranno ad allargarsi. «Se le risposte non arriveranno - conclude Tonino Monfeli – incentiveremo le proteste fino ad arrivare a cose più eclatanti pur restando entro le norme di legge, senza minacciare nessuno. Però i cittadini alla fine dovranno capire i motivi per cui l’agricoltura sta chiudendo: non siamo agricoltori deboli che accettano la minima elemosina per poter sopravvivere qualche altro mese o anno. Questo non lo accettiamo».