ORTE - La morte di Walter Selva lascia un grande vuoto in quanti lo hanno conosciuto. E non è retorica: è proprio così. Quando sabato ha iniziato a circolare la notizia della sua scomparsa è stato un colpo al cuore. Per i colleghi, gli amici e i familiari. Il fotografo gentiluomo, come è stato ribattezzato da un giornalista viterbese che ben lo conosceva, si è spento all’età di 72 anni dopo aver combattuto contro una terribile malattia.

L’ex ferroviere di Blera con la passione per la fotografia, dopo aver aperto un negozio di musica in via Cavour quando i vinili stavano vivendo il massimo del loro splendore, riuscì a diventare fotografo professionista alla fine degli anni Novanta con un quotidiano locale, portando i suoi scatti fuori dalla provincia viterbese. Aveva collaborazioni con Olycom, Associated Press e Der Spiegel.

Era una persona perbene, d’altri tempi: sempre in giacca e cravatta, che era il suo abito da lavoro; sempre garbato, educato e gentile. Sempre con un sorriso per tutti, persino quando la malattia lo aveva minato nel corpo e reso certamente più fragile. E’ stato un guerriero, Walter, un esempio di dignità e coraggio. E anche di generosità, come testimonia il suo ultimo desiderio: offerte all'Airc per la ricerca sul cancro; che sono state raccolte durante le esequie celebrate oggi pomeriggio nella chiesa di Sant'Antonio, ad Orte scalo.

Una cerimonia toccante e piena di commozione.

Al termine del rito funebre, il feretro è stato accompagnato dalle note di “Il mio canto libero” di Lucio Battisti. Ciao Walter(ino).

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