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VITERBO – «Nando Gigli è stato un uomo al servizio delle istituzioni di ogni ordine e grado, dal territorio alla nazione. E l’orizzonte di quel servizio ci viene consegnato come impegno. In un momento in cui invece si fa fatica di lavorare per il bene comune». Così don don Massimiliano Balsi nell’omelia per i funerali di Nando Gigli.
In tanti si sono ritrovati nella chiesa di Santa Maria della Quercia per l’ultimo saluto a un gigante della politica viterbese, scomparso all’età di 88 anni.
E in chiesa erano presenti gli esponenti di quasi mezzo secolo di politica locale per rendere omaggio all’esponente di spicco della Democrazia cristiana, uno dei politici più importanti nella storia di Viterbo e della Tuscia.
In chiesa fra i tanti amici e parenti c’erano anche tre ex sindaci di Viterbo: Giovanni Arena, Marcello Meroi e Leonardo Michelini.
In prima fila accanto ai familiari di Gigli, l’attuale sindaca Chiara Frontini, il prefetto Antonio Cananà, il presidente della provincia Alessandro Romoli e il sottosegretario all’agricoltura Francesco Battistoni
. Presenti anche i consiglieri regionali Daniele Sabatini ed Enrico Panunzi e poi Laura Allegrini, Felice Casini, Francesco Battistoni, Umberto Fusco, Piero Camilli, Gianmaria Santucci e Alessia Mancini e Francesco Bigiotti.
Vicino al feretro i gonfaloni di Regione, Provincia e Comune anche la bandiera con lo scudo crociato della Dc.
Don Massimiliano ha sottolineato come «Nando non si è tirato indietro dall’ascoltare l’altro, dalla più piccola alla più grande necessità. Senza dialogo, senza incontro, ascolto, rispetto e servizio non si costruisce mai niente e continueremo solo a lamentarci senza fare nulla di bello che può contribuire a cambiare il corso delle cose».
Gigli è stato sindaco di Viterbo negli anni '70, poi governatore del Lazio e presidente del Consiglio regionale tra il 1990 e 1995, fino ad arrivare alla Camera nei primi anni 2000. Dopo la Dc, ha militato in Forza Italia e nell’Udc.
Prima dei funerali il ricordo commosso della figlia Federica. «Sono giorni molto difficili ma in cui abbiamo sentito molto calore - ha detto - Papà è stato un uomo molto fortunato, anche perché ha fatto il lavoro che gli piaceva. Ha scelto di fare politica a contatto con le persone ed era quello che voleva. Ha fatto politica con passione e con amore per la sua terra, le sue origini e la sua gente. Quando stava in Regione lavorava ai suoi discorsi cercando di dare alla Tuscia un ruolo centrale. Nelle sue sfide non è stato mai solo, ma ha avuto uomini e donne che lo hanno consigliato e confortato anche nei momenti più difficili. In molti hanno parlato di lui come un maestro. Un maestro soprattutto per i più giovani, alcuni dei quali hanno continuato a fare politica portando con sé un bagaglio di esperienze che li ha resi più ricchi. E come famiglia siamo grati di questa eredità che nostro padre ha lasciato. In voi - ha concluso - ci sarà per sempre un po' di lui, rendendolo sempre vivo e presente».
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