E’ polemica per la campagna pubblicitaria di una nota palestra viterbese.

Sui social gli utenti sono divisi tra indignati ed incuriositi per l’immagine-soggetto che è, di fatto, l’unico messaggio che emerge dal contesto: un ragazzo con le sembianze di Gesù Cristo (capelli lunghi, barba ed aureola di santo) con maglietta da allenamento e fisico muscoloso e palestrato. Quindi la frase: “Se vuoi un fisico da Dio”.

Viterbo, da qualche giorno, ha questa immagine in tutti i principali cartelloni giganti diffusi in tutto il territorio comunale.

Secca e chiara la presa di posizione dell’Ucsi di Viterbo, l’Unione cattolica della stampa italiana.

La presidente provinciale Wanda Cherubini afferma che questa campagna pubblicitaria «rasenta la blasfemia. Persino la O per riprodurre l’aureola. Come presidente dell’Ucsi di Viterbo, ritengo questa pubblicità offensiva per ogni credente. Capisco le logiche di marketing che ci sono dietro ad una campagna pubblicitaria e sicuramente questa ha attirato l'attenzione di tante persone che ne discutono anche sui social, ma il rispetto altrui e della simbologia religiosa devono essere sempre rispettati. Auspichiamo che tale campagna pubblicitaria venga ritirata al più presto».

Sui social tantissime, divergenti ed articolate le prese si posizione sulla campagna marketing di questa palestra viterbese. «Allucinante, questa palestra di Viterbo rasenta a parer mio i limiti della blasfemia» dice Daniele Di Simone sul suo profilo facebook. Per contro Antonella Faina guarda il risultato è dice «Ha raggiunto l’obiettivo».

E’ di parere esattamente contrario Stefano Selvaggini per cui «è una semplice pubblicità, tutti lo dicono nel gergo comune, fatela finita perbenisti».

In mezzo c’è chi distingue le religioni e gli effetti dell’ironia unita al marketing: «Perché non farlo nominando Maometto? Paura di fare la fine dei francesi?» dice Giovanni Angeloni, mentre c’è “l’istituzionale” Claudio Moretti che, salomonico, afferma che «io credo che siamo noi a dare visioni sempre nella maniera peggiore alle cose…anche ad una semplice pubblicità». Più che prendersela con questa campagna pubblicitaria che, sicuramente, la si può definire ad impatto, c’è chi dice di prendersela con i presunti falsi miracoli: «Ma finiamola con tutta sta bigottaggine, sono più blasfeme le statuine che piangono» dice Paola Pallotta. Raniero Gatti, invece, torna ad essere critico e parla di due pesi e due misure tra messaggi riferiti a comunità Lgbt, neri e mussulmani e fedeli cattolici: «Mi chiedo perché si possa insultare una nutrita fetta della cittadinanza e rimanere impuniti – dice Gatti-. In questo caso la c…a del politicamente corretto non vale? Se avessero deriso la comunità Gay oppure la comunità nera o quella mussulmana o altre cosa sarebbe successo? Invece insultare la comunità cristiana è lecito? Se dobbiamo sopportare questa blasfemia, nel nome dello scherzo, tirate fuori lo stesso principio quando prendono per il cubo Omo, fluidi, ner , mussulmani etc etc».

Insomma pareri multiformi e discordanti sulla campagna pubblicitaria della nota palestra viterbese che, unendo sacro e profano, ordinario e straordinario, creatività ed aberrazione presunta, forse può essere riassunta nel pensiero di Antonella Faina per l’effetto che si voleva creare: centrare l’obiettivo dell’attenzione mediatica e popolare!