CIVITAVECCHIA – Per settimane, se non mesi, siamo stati bersagliati dalla notizia dell’aumento dei Dazi da parte del Presidente americano Trump - passati da una ”minaccia” del +30% a quella poi definitiva del +15% - per diversi prodotti UE e, quindi, anche per alcuni italiani. In questi giorni la “minaccia dazi” è poi tornata di moda sulla pasta italiana (ma riguarderebbe però solo alcune aziende colpevoli, secondo gli USA, di politiche commerciali scorrette). Ma che idea ci siamo fatti? Cosa sono i Dazi? Chi “paga” il conto? Proviamo a fare una panoramica, semplice e non esaustiva ma speriamo utile ai cittadini per capire meglio. Per prima cosa diciamo subito che per i Dazi americani non paghiamo la spesa il 15% in più. Il Dazio è un’imposta indiretta, solitamente trasferita sul prezzo finale del bene o servizio e, di conseguenza, sul consumatore o sull'acquirente finale. Nel caso specifico, sono applicati dagli USA per le merci che entrano nel loro territorio. Pertanto, le aziende americane, che pagano più tasse al loro governo per i prodotti italiani che importano, sono costrette, tendenzialmente, ad aumentare il prezzo di vendita che il consumatore finale americano dovrà pagare. L’effetto istantaneo è quindi sulle aziende e i consumatori statunitensi che per lo stesso prodotto pagheranno qualcosa in più. Un dazio all’importazione può comportare infatti prezzi più alti per i prodotti venduti nei negozi americani, erodendo il potere d'acquisto dei cittadini o costringendoli a scegliere, a parità di spesa, prodotti di minore qualità. All’aumentare dei prezzi, si ipotizza quindi che un prodotto più caro sia meno appetibile per una parte dei consumatori a stelle e strisce. Dunque, meno consumi, meno ordini per le aziende italiane, meno produzione, meno fatturato. E un’azienda italiana che fattura meno, guadagna meno, perde competitività, paga meno tasse (e quindi anche meno entrate per lo Stato) e magari assume anche meno. O in casi di estrema difficoltà, licenzia. Ed è qui che sta il danno per l’Italia. La politica commerciale dei Dazi esiste ed è anche salutare per l’economia dei Paesi ed il commercio internazionale se gestita con equilibrio. Scossoni improvvisi possono, oltre che danneggiare i Paesi esportatori come abbiamo descritto (e che a loro volta potrebbero inserire altri Dazi specularmente dando avvio ad una possibile “guerra dei Dazi”), creare un effetto-boomerang sulle imprese dello Stato che li istituisce. Molte aziende americane, ad esempio, dipendono da componenti e materie prime importate. I Dazi su questi beni aumentano i loro costi di produzione, rendendoli meno competitivi nel loro mercato interno. Da tutto ciò si comprende come la dinamica dei Dazi non sia solo economica, ma anche strategica. Il vero rimedio contro le incertezze globali – come le imprevedibili misure protezionistiche, in questo caso - risiede nella capacità dei Paesi coinvolti di trasformare le criticità in opportunità come esplorare nuovi orizzonti economici voltando lo sguardo ad altri mercati e consolidare la competitività interna.
Trump e i Dazi. Chi paga, noi o gli americani?
15 ottobre, 2025 • 10:21