CIVITAVECCHIA – «Il Movimento per la Vita di Civitavecchia esprime la sua ferma contrarietà al laboratorio per bambini trans e "gender creative" organizzato dall'Università Roma Tre e previsto per il 28 settembre 2024.
Riteniamo che l'iniziativa rischi di confondere profondamente l'identità sessuale e personale dei bambini e di minare il loro diritto a uno sviluppo naturale e sano, libero da influenze ideologiche. Definire ‘trans’ un bambino, secondo noi, compromette il suo diritto a una crescita naturale e priva di etichette premature, violando l’integrità della sua identità in formazione.
Coinvolgere bambini di età compresa tra i 5 e i 14 anni in un percorso che affronta tematiche così complesse e delicate come l'identità di genere non solo è prematuro, ma può esporre i minori a una pressione psicologica che non sono in grado di gestire. A questa età i bambini stanno ancora esplorando il mondo e se stessi e così riteniamo inappropriato proporre loro definizioni identitarie che appartengono a una sfera adulta, come il concetto di "transgender".
Siamo inoltre preoccupati per i limiti intrinseci della ricerca scientifica che coinvolge minori. Quando si trattano questioni delicate come l’identità di genere, occorre essere estremamente cauti nel trarre conclusioni basate su dati raccolti da bambini che, per la loro età e sviluppo, potrebbero non avere la piena capacità di esprimere una consapevolezza matura di sé. La fragilità di questa fase della vita richiede che ogni ricerca sia attentamente vagliata, non solo sotto il profilo etico, ma anche in termini di effetti psicologici a lungo termine sui partecipanti.
In un contesto educativo e sociale già fragile, è doveroso proteggere l'integrità dell'infanzia, evitando che essa diventi terreno di sperimentazioni ideologiche. Il diritto alla crescita naturale, senza l’imposizione di concetti che appartengono all'età adulta, deve essere una priorità. Lasciamo che i bambini siano bambini, senza etichette, senza pressioni, senza ruoli predefiniti che potrebbero alterare irrimediabilmente il loro sviluppo.
Pertanto, facciamo un appello accorato al Rettore dell'Università Roma Tre affinché annulli immediatamente questo laboratorio. Chiediamo di valutare con attenzione le potenziali ripercussioni psicologiche di tali iniziative sui bambini e di riflettere sull'impatto che esse potrebbero avere a lungo termine sia sui minori che sulle loro famiglie.
Invitiamo l'Università a intraprendere percorsi educativi e formativi che promuovano il rispetto per l'infanzia, il suo naturale sviluppo e la centralità della famiglia come primo luogo educativo. Esortiamo tutte le forze vive della società politiche, civili, religiose e tutti i genitori a vigilare contro la diffusione di progetti che rischiano di manipolare la fragile sfera dell'infanzia.
Parimenti, facendo riferimento ad un recente progetto conclusosi recentemente a Civitavecchia, crediamo che in bambini di 10 o 11 anni non si debbano insinuare dubbi proponendo ed applicando la teoria del gender, interrogandoli cioè con la domanda : “E TU DI CHE GENERE SEI ? “ Il rischio è generare confusione ed incertezza nei bambini per “costruire” o ricercare quello che sarebbe il loro vero “gender”. Vediamo allora come, in effetti, come abbiamo già sostenuto in un precedente comunicato, “il gender” azzera la biologia, la psicologia, l’anatomia, la genetica e le altre scienze, dando prevalenza al “sentire” soggettivo : posso insomma percepirmi queer, o gender fluid, bisessuale, poliamoroso e si legittima come normale una «dimensione fluida, flessibile, nomade» di sessualità. Non possiamo annullare quello che oggettivamente il corpo rappresenta e comunica, in nome di un sentire, di un percepire soggettivo e mutevole. Tentare di resettare queste differenze e considerare il bambino una specie di “tabula rasa” nei riguardi della propria identità sessuata, non può che andare a discapito dell’armonico sviluppo del minore”».
Movimento per la Vita di Civitavecchia