*Don Ivan Leto

Le ultime parole del Vangelo di Matteo sono queste: "Io sono con voi". Dinanzi ai discepoli non c'è solo il Maestro, ma il Risorto: una "cristofania". Una missione che dura tutto il tempo della Chiesa e raggiunge ogni terra e ogni popolo oltre le frontiere di Israele.

"Fare discepoli" è più che "insegnare" e la fede è trinitaria; il Battesimo è dato "nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". Gesù ascende al cielo e gli apostoli rimangono nella contemplazione del mistero. Negli Atti, gli angeli chiedono: "Perché state a guardare il cielo?". Come dire che l'ascensione ha, per conseguenza immediata, l'annuncio della buona notizia su tutta la terra. Terminata la missione di Gesù, inizia il cammino di quelli che l'hanno accolta e la sentono, ora, come propria: testimoniare l'amore del Padre ai fratelli che ancora non lo conoscono.

Per l'ultimo appuntamento Gesù ha scelto di nuovo un monte, in Galilea: il monte è sempre stato il luogo privilegiato della manifestazione di Dio e la Galilea ha sempre indicato uno spazio di confine, di frontiera, di apertura. Monte e Galilea simboleggiano, insieme, l'incontro tra il cielo e la terra e l'apertura alla missione universale dei discepoli che sono inviati da Gesù a convocare la Chiesa per riunirla dai quattro punti cardinali del mondo. Nessuno è escluso dalla famiglia dei figli di Dio. Ma occorre che il nome del Padre dei cieli sia santificato su tutta la terra. Al comando missionario Gesù unisce la conferma della sua presenza: "Sarò con voi tutti i giorni".

C'è da cambiare il mondo, una sfida impossibile, ma lui è in mezzo a noi. Cambiare nel senso di salvare, perché il Vangelo è acqua che risana, notizia che consola, annuncio che libera. C'è anche

la traccia di un dramma consumato. Non sono dodici, ma undici, i discepoli convocati sul monte di Galilea per essere mandati sino ai confini della terra a portare il Vangelo. Un corpo ferito, una sproporzione tra la santità del compito e la povertà della storia di ciascuno. Ecco la grande missione che, iniziata quel giorno, è oggi ancora del tutto iniziale. In molte terre e in tantissimi cuori neppure inaugurata; di più: in molte terre e cuori già svanita, abbandonata. La "fine del mondo" è la meta finale verso cui converge la storia; è il fine più che la fine, l'approdo più che il naufragio. Il Risorto si innalza su tutta la storia, come il Risorto dipinto da Piero della Francesca, sulla sua Chiesa che ora è solo "un piccolo gregge" di undici dubbiosi, ma che è destinata ad allargarsi al mondo.

*Don Ivan Leto

sacerdote della Diocesi

Civitavecchia - Tarquinia