CIVITAVECCHIA – Successo per il convegno “Gender, scuola, educazione” organizzato dal Movimento per la vita di Civitavecchia. L’introduzione è stata affidata al dottor Giuseppe Capparella, il quale ha posto le premesse per le relazioni che sono seguite, chiarendo che la “Teoria del Gender” propone una suddivisione, sul piano teorico-concettuale, tra due aspetti dell’identità della persona: il sesso, che costituisce un corredo genetico, un insieme di caratteri biologici, fisici e anatomici, maschili o femminili. Il genere (gender) che rappresenta una costruzione culturale, la rappresentazione, definizione e incentivazione di comportamenti che rivestono il corredo biologico (arriviamo a classificare 70 generi). Il genere, è pertanto un prodotto della cultura umana, il frutto di un persistente adeguamento sociale e culturale delle identità, ed è per questo che un uomo può illudersi di “scegliere” di diventare donna e così via. In sostanza, il genere è un carattere appreso o che io scelgo a mio piacimento, non qualcosa di pre-esistente .La particolare diffusione tra le giovani generazioni di questa dottrina, può trovare ragione di essere nel momento di crisi ed emergenza giovanile che stiamo vivendo. Secondo la relatrice dottoressa Lucia Cozzolino (Psicologa – Psicoterapeuta - Specialista in Psicotraumatologia EMDR e Formatrice Incaricata presso FIDAE e Scuole Cattoliche Nazionali), dobbiamo porre i riflettori sullo sviluppo dell’individuo a partire dall’età più tenera, infanzia ed adolescenza, per la tutela, prevenzione e promozione del benessere dei ragazzi. Per quanto riguarda questa fascia di giovani, l’obiettivo collettivo riguarda la protezione della loro libera espressione e della poca conoscenza di se stessi, spesso disorientata dagli inganni della rete. Le nuove identità, definibili “tecnoliquide” ed “iperconnesse” in un’epoca post moderna, sono sempre più immerse in una mancata condizione di armonia emotiva, sintomi sempre più in evidenza e diffusi a larga scala: ansia, depressione, disturbi alimentari. Per intervenire attivamente in questa crisi ed emergenza educativa è urgente recuperare la relazione autentica, autorevole e aperta alla trasmissione di valori e di senso di sé, sviluppando un profilo di personalità antifragile. La sfida educativa deve porre scrupolosa attenzione alla capacità dialogica degli adulti, alla promozione di un uso consapevole dei social, all’intenzione conscia di offrire modelli di identificazione. Necessaria sarà la costruzione di ponti di trasmissione di saperi esperienziali, che facciano da guida in particolare nel periodo di sviluppo, così tanto incerto dei nostri giovani.

In questa condizione così particolare dell'età evolutiva, pertanto, si riscontra una particolare vulnerabilità e fragilità nei bambini e nei preadolescenti, che può renderli più facilmente assoggettabili e permeabili a proposte, idee, costruzioni ideologiche, le più disparate. Di qui l'importante ruolo dei genitori nella trasmissione di valori che ne rafforzino la personalità.

La dottoressa Brambilla, docente presso Lumsa, Upra, Università Lateranense, ambasciatore per la famiglia 2022, ha evidenziato come, secondo le teorie del genere, la differenza tra uomo e donna presupporrebbe un'ingiustizia e quindi, considerando la differenza dei sessi come una disuguaglianza, si renderebbe necessario cancellare la differenza sessuale per giungere all'uguaglianza tra maschi e femmine, tra uomini e donne. Ed ecco che nelle scuole, dove si cerca di raggiungere questa parità attraverso nobilissimi progetti come quelli che riguardano, per esempio, l'inclusione, il bullismo e quant'altro, si inseriscono progetti fondati sulla teoria del gender. E allora, secondo questa visione, in uno scenario tra l'utopico ed il distopico, si afferma che si è biologicamente maschi o femmine, ma questo non conta per la propria identità sessuata. In quest'ottica, il bambino deve sperimentare altri percorsi, magari vestendosi da femmina, se è maschio e viceversa. Il tutto per comprendere il genere di appartenenza.

Bisogna tuttavia tenere presente – afferma la dottoressa Brambilla - che se anche un bambino dovesse provare una distanza, nell’infanzia, tra il suo corpo e la sua personalità, la letteratura medica mostra che con l’avanzare dell’età questa «incongruenza di genere» insorta nell’infanzia si risolve.

A maggior ragione un approccio, come quello denominato «affermativo» (cioè quello che tende a supportare i bambini e i giovani nella scelta del nuovo genere espresso, includendo e incoraggiando la transizione sociale fin da prima della pubertà, ndr), può andare a cementificare una sensazione insorta per svariati motivi e del tutto temporanea, spingendo i bambini in percorsi che vanno dal blocco farmacologico della pubertà ad interventi chirurgici, incentivando l’idea – supportata anche dai media – che questi bambini sarebbero nati «nel corpo sbagliato».

La maggioranza di questi bambini, invece, (quando non inizia un percorso di transizione, con bloccanti della pubertà ecc.) cessa di essere disforica, con tassi di desistenza che si collocano tra il 60% e il 90%. Tendenzialmente, il periodo della desistenza spontanea avviene con l’inizio della pubertà, in concomitanza con i processi fisiologici di mascolinizzazione/femminilizzazione del corpo e con le normali esperienze di innamoramento ed attrazione sessuale.

Più della metà dei bambini con disforia di genere presenta almeno un altro disturbo mentale in associazione, e una percentuale significativa soddisfa i criteri per un disturbo dello spettro autistico e/o deficit dell’attenzione con iperattività.

Il dott. Onori, infine, curando l'approccio giuridico, in difesa del diritto naturale, ha esposto e motivato una critica alle teorie di genere nelle scuole, puntualizzando che ,nel relativo dibattito , emergono interrogativi profondi sul ruolo dell'istruzione nella formazione dei giovani e sulla validità delle ideologie che vanno oltre la biologia e la natura stessa dell'essere umano. Le teorie di genere sostengono che il genere sia una costruzione sociale, separata dal sesso biologico, e promuovono l'idea che l'identità di genere sia fluida e determinata dalla cultura e dalle scelte individuali. Tuttavia, questa visione contrasta con il concetto di diritto naturale, che riconosce che ci sono fondamentali verità e leggi morali innate, indipendenti dalla cultura o dalle convenzioni sociali.

Uno dei principali problemi con l'introduzione delle teorie di genere nelle scuole è l'imposizione di un'ideologia controversa senza considerare le implicazioni etiche e sociali. L'educazione dovrebbe essere neutrale e fornire agli studenti una base solida di conoscenze scientifiche e morali, anziché promuovere una visione del mondo che potrebbe contrastare con le credenze delle loro famiglie e comunità.

Il diritto naturale offre un fondamento solido su cui basare l'educazione morale e sociale. Riconosce che esistono verità universali e morali che non dipendono dalle opinioni individuali o dalle mode culturali. Questo approccio promuove il rispetto per la dignità umana, la famiglia e le istituzioni sociali che sono essenziali per il benessere della società.

Durante la conferenza è emersa l'attività dell'associazione GenerAzioneD , presente alla conferenza. GenerAzioneD ( https://www.generazioned.org ) ha come obiettivo quello di informare in merito alle problematiche della disforia/incongruenza di genere in bambini, adolescenti e giovani adulti. Il termine tecnico usato è “Disforia di Genere”, che ha sempre riguardato una piccolissima percentuale della popolazione adulta e prevalentemente maschile – 0.005-0.014% ed era caratterizzata da un esordio in età infantile. L'associazione è formata prevalentemente da genitori accomunati dall’esperienza di avere figli che, spesso da un giorno all’altro e senza alcuna manifestazione nell’infanzia, si sono identificati come transgender. Negli ultimi anni, con l’esplosione numerica di adolescenti che si sono rivolti alle cliniche di genere, cresciute in maniera esponenziale proprio grazie alle teorizzazioni sul gender ed alla relativa identificazione di molti adolescenti nei modelli proposti, tutto è cambiato. Nel 2018, la Tavistock Clinic di Londra – unico centro pubblico dedicato al trattamento dei minori e punto di riferimento internazionale fino al luglio 2022 quando non ne è stata decisa la chiusura in seguito alle criticità riscontrate da una revisione indipendente, ha registrato un aumento del 4400% di richieste da parte di ragazze rispetto al decennio precedente.

GenerAzioneD concorda con quanto affermato dalla Prof.ssa Brambilla, in merito alla discutibilità dell'approccio "affermativo" da parte di molti medici, interessati ad assecondare bambini sempre più piccoli ad affermare un genere diverso da quello di nascita, incanalando molti di loro verso l’assunzione di farmaci bloccanti della pubertà e intervenendo medicalmente in una fase in cui la disforia è ritenuta, anche per i casi più “estremi”, di natura transitoria.

GenerAzioneD offre pertanto la propria consulenza gratuita a genitori con ragazzi che presentino queste problematiche, ed è possibile contattare l'associazione attraverso il sito https://www.generazioned.org

Il video completo della conferenza è visibile su YOU TUBE