ENRICO CIANCARINI

Il re è sbarcato alle 8,45 del 30 aprile 1924 dall’esploratore “Falco”, arrivato a Civitavecchia alle 6,10 del mattino dalla Sardegna. Era scortato dai caccia “Medici” e “La Masa”. A riceverlo si presentano tutte le autorità cittadine con a capo il sindaco Francesco Cinciari, il prefetto di Roma Riccardo Zoccoletti, alcuni senatori e deputati e in prima fila il presidente del Senato, l’onorevole Tommaso Tittoni, già deputato della città fino al 1897. Dal Forte Michelangelo echeggiano i ventuno colpi di cannone d’ordinanza.

Vittorio Emanuele III con il suo seguito si reca in piazzale Nicola Cavalieri di San Bertolo che da oggi è solennemente ribattezzato piazzale degli Eroi, per inaugurare il monumento ai Caduti di guerra. Un’immensa folla, trattenuta da cordoni di truppa, applaude il re. Qui, dopo i discorsi di rito pronunciati dal commendatore Vincenzo Giacomini, presidente del comitato realizzatore, e dal sindaco, avviene la scopertura e la consegna del monumento al Municipio di Civitavecchia. Il vescovo Luca Piergiovanni impartisce la solenne benedizione. La cerimonia si conclude al suono della marcia reale e del grandioso coro di mille alunni delle scuole cittadine che cantano l’Inno a Roma di Giacomo Puccini, applauditi da tutti.

A seguire, il corteo reale, sotto un getto continuo di fiori e insistenti applausi, si è spostato in via Buonarroti, dove il sovrano ha presenziato alla posa della prima pietra dell’edificio scolastico, gettando la prima cazzuola di calce sulla pietra, ed a pochi metri di distanza, alla posa della prima pietra di una casa popolare, ripetendo lo stesso gesto tra rinnovate acclamazioni. In entrambe le fondazioni sono state poste pergamene e monete. Dopo un ricevimento al Palazzo civico, dove riceve le autorità e i rappresentanti degli enti, il re è partito per la Capitale alle 10,30 con un treno speciale, arrivando a Roma alle 11.50.

La cronaca della breve visita civitavecchiese di re Vittorio Emanuele III è presa dal Corriere della Sera e da La Stampa del 1 maggio 1924. Due giorni prima sul quotidiano torinese, era apparso un articolo in cui veniva descritto il monumento opera dello scultore torinese Giovanni Riva, vincitore di un concorso fra gli artisti italiani indetto dal Comune di Civitavecchia e scelto da una qualificata giuria presieduta dallo scultore Leonardo Bistolfi (il bozzetto di Riva, dedicato “Agli Eroi della Vittoria” fu dichiarato vincitore il 19 agosto 1920 dalla giuria composta oltre dal Bistolfi, da Giuseppe Romagnoli e Attilio Selva).

L’articolo, in parte critico, è intitolato “Per un monumento ai caduti in Civitavecchia”:

“Ora per il monumento in Civitavecchia egli immaginò e compose un gruppo di figure, ove, eretta, imponente per ispirito di romanità, sta in alto la Patria. Ed ai suoi piedi è l’olocausto del sangue: l’eroe morente, che sorretto dal compagno d’armi, volge alla grande Madre l’occhio, su cui già passa l’ombra profonda della morte. Gruppo d’una linea grandiosa e severa, ove l’equilibrio della massa compatta e serrata dà all’insieme un vero carattere di monumentalità attraverso un’esecuzione, che nelle due figure nude, virili ha qualche cosa di tormentoso e di esuberante nel gioco dei muscoli (forse per desiderio di esaltare lo sforzo dell’uomo in contrasto con la plastica serenità della figura in alto), ma dà adito ad un tempo a ricerche di chiaroscuro che imprimono vita nell’azione, anche se talora chiudono in sé una troppo facile tendenza ad indulgere al solo effetto decorativo”.

Bello o brutto, severo o retorico, il monumento ai Caduti di Giovanni Riva appartiene da cento anni al paesaggio e alla Storia della città. Gli auguriamo perciò buon compleanno!