Un fratello e allo stesso tempo quasi un figlio “adottivo”. Così Francesco Rutelli, l’ex sindaco di Roma, ora presidente dell’Anica ,(l’Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Digitali che rappresenta l'industria cinematografica - Produzione, Distribuzione, Postproduzione) definisce il suo rapporto e la sua solida amicizia con Alberto Sordi.

«Un’amicizia fraterna e al tempo stesso filiale», appunto - al quale da primo cittadino in occasione degli ’80 anni dell’attore romano concesse le chiavi del Campidoglio e la fascia tricolore per essere “sindaco per un giorno” della sua città.

«La mia amicizia verso Albertone, fraterna e filiale a un tempo, si è sviluppata negli anni da sindaco», conferma nel ventennale della sua scomparsa. «Quando gli chiedevo della sua lunga vita precedente, il messaggio era sempre sul tempo libero, troppo poco, rispetto al superlavoro nelle decine di film della sua meravigliosa carriera; anche per frequentare gli altri grandi, da Vittorio Gassman a Nino Manfredi e a Monica Vitti», riferisce. Confessa Rutelli: «Poche cose, per me, erano più rigeneranti, in mezzo ai mille doveri e alle “rogne” della vita di sindaco di Roma, degli incontri e delle conversazioni con Alberto. Le sue confidenze, che tengo per me, i suoi richiami (“Roma non è stata fatta per le automobili!”), i suoi buffetti, le “scafette” romane», ovvero gli affettuosi pizzicotti sulla guancia.

Ma come è nata l’idea di offrire ad Alberto Sordi la possibilità di essere “sindaco di Roma” per una intera giornata, quella del suo compleanno?

«Dovevo pensare a un regalo speciale per i suoi 80 anni, che coincidevano con il Duemila, l’anno del Giubileo - racconta Rutelli - Non quei pensieri che ci scambiavamo in una trattoria romana alla mezzanotte del 14 giugno mio compleanno e allo scoccare del suo il 15 giugno. Un regalo unico, nel senso che non doveva avere precedenti». Così, prosegue Rutelli, «la Giunta comunale, quando ho proposto la delibera per Alberto Sindaco per un giorno” ha reagito con un applauso. E così le migliaia di cittadini che lo hanno festeggiato, dal Campidoglio alla Torre delle Milizie, al Parco di Villa Gordiani sulla Prenestina». Del resto, sottolinea, «la romanità di Alberto era legata alla sintonia con un popolo intero. Pochi hanno conquistato simpatia verso la Capitale, nessuno come Sordi; perché l’autoironia è il miglior canale per superare diffidenze o avversioni. E far capire che è una sola la Città Eterna!».

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