di CARLO CANNA



CIVITAVECCHIA – Le recenti indagini archeologiche condotte da ben due università a circa 4 km dal centro urbano di Civitavecchia, su un’altura denominata “Poggio della Ficoncella”, nelle immediate vicinanze del noto stabilimento termale e non lontano dal complesso monumentale delle Terme Taurine, stanno iniziando a scrivere nuove e importanti pagine sulla storia della “prima Civitavecchia di epoca romana”, nata ben prima di Centumcellae, la città fondata nel I secolo d.C. dall’imperatore Traiano per dare un nuovo porto a Roma. «L’antico municipio romano di Aquae Tauri, sorse probabilmente attorno al II sec. a.C., su preesistenti vestigia etrusche, ed ebbe grande vitalità grazie allo sfruttamento delle acque termali fino a quando non venne ostacolato dalla presenza del vicino centro termale delle Terme Taurine». A parlarne è Glauco Stracci, della Società Storica Civitavecchiese, che nel biennio 2015-2016, a distanza di circa 40 anni dagli ultimi interventi effettuati nel sito, ha diretto i soci volontari dell’associazione culturale civitavecchiese nelle campagne di ripulitura dell’antico insediamento termale.



A quando risale questo rinnovato interesse per Aquae Tauri?



«Agli inizi del 2015, quando la Società Storica Civitavecchiese, nelle veci del presidente Enrico Ciancarini, mi chiese quale sito potesse essere valorizzato dai volontari dell’associazione e non esitai, dopo un preambolo, ad indicare le cosiddette terme di Aquae Tauri, oggi conosciute come la Ficoncella di Civitavecchia».



Quali sono stati i primi interventi effettuati nel sito?



«I lavori di ripulitura che ho diretto negli anni 2015-2016 nell’ambito di un progetto che coinvolgeva il Comune di Civitavecchia e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale. Grazie ai volontari, portammo alla riscoperta di quella vasca, identificata in passato come un calidarium, interamente scolpita nel banco di travertino, e questa peculiarità, oggi, la rende unica nel suo genere; sicuramente è un unicum nel Lazio. Riportata così alla luce, il caldarium, insieme ad altre strutture, per la sua bellezza ha richiamato l’interesse del mondo accademico attraverso un convegno internazionale di archeologia termale che si è tenuto il 3-4 novembre del 2016 tra Roma (Università “La Sapienza”) e Civitavecchia (Autorità portuale)».



E tutto questo ha portato alla nascita del “Progetto Acheloo”…



«Esattamente. Si è così realizzato quello che speravo, ovvero che questo importante sito di Civitavecchia uscisse dal dimenticatoio per entrare nel circuito degli scavi universitari che nel concreto corrispondono al Progetto Acheloo presentato a Roma in conferenza stampa il 30 novembre scorso. Il progetto, diretto dal  Dipartimento di Storia, Culture e Civiltà dell’Università “Alma Mater Studiorum” di Bologna (prof. M. David) con quello di Scienze dell’Antichità dell’Università “La Sapienza” di Roma (prof.ssa F. Romana Stasolla), vede la collaborazione, a vario titolo, di altri enti come la Soprintendenza, il Comune di Civitavecchia e la Società Storica Civitavecchiese».



A proposito, perché “Acheloo”?



«Nella mia prima ricerca su Aquae Tauri, pubblicata nel 2014 all’interno del bollettino della S.S.C. N.18, ipotizzai l’origine del nome dato all’antico insediamento termale mettendolo in relazione con la divinità etrusca Acheloo, raffigurata come un toro androprosopo, che i Romani conquistatori dell’Etruria assimilarono al Giove taurino, la figura divina a cui fa riferimento il poeta romano Rutilio Namaziano in visita alle Terme Taurine nel 416 d.C. Mi piace pensare che questo possa essere stato una possibile fonte d’ispirazione…»



Cosa è emerso dalle prime indagini archeologiche?



«Le ricerche, iniziate la scorsa estate, mediante prospezione geomagnetica hanno evidenziato, intorno ai ruderi della vasca-calidarium, un edificio di grandi proporzioni e di notevole interesse finora completamente sconosciuto: potrebbe trattarsi di una grande area di culto o parte della borgata tauriana citata da Gregorio Magno nel VI secolo o, ancora, di entrambe le cose. Gli scavi ci daranno la risposta. Quello che è veramente importante, come dissi nel 2014 alla presentazione della mia prima ricerca su questo antico insediamento, è che il tesoro di Aquae Tauri è Aquae Tauri stessa: un sito di epoca romana totalmente inedito, che si estende per almeno dieci volte l’area indagata, e che al termine di questi scavi si rivelerà essere la più grande struttura dei Monti della Tolfa ».



Su quali aspetti potranno gettare nuova luce le future ricerche?



«Potremo capire come in questo luogo si è sviluppata la romanizzazione dell’Etruria; come forse dal toro etrusco di Acheloo si è passati attraverso un processo sincretico al Giove taurino delle Terme Taurine; quali sviluppi urbanistici ci furono prima della nascita di Centumcellae, avvenuta verso il 104 d.C., e come la città di Traiano ha drenato l’interesse e la popolazione verso il suo porto, riducendo progressivamente Aquae Tauri ad un’entità territoriale minore. Con la nascita di Centumcellae, infatti, Aquae Tauri perderà sempre più d’importanza, soprattutto con l’ampliamento delle vicine Terme Taurine ultimato sotto l’imperatore Adriano».



Insomma, si tratta di ricostruire - cosa di non poco conto - la storia della “prima Civitavecchia di epoca romana”



«Già, iniziata molto prima di Traiano, proprio con Aquae Tauri, su quel Poggio della Ficoncella. Non so perché questa scoperta sia avvenuta solo ora. In passato un certo disinteresse c’è stato, forse dovuto anche alla guerra, ma quello che conta è che adesso arrivino fondi per il progetto Acheloo».



Il prossimo appuntamento con Aquae Tauri?



«La presentazione del “Progetto Acheloo”, che sarà riproposta lunedì 18 dicembre, alle ore 16.00, presso la sala conferenze della Biblioteca Comunale “A. Cialdi” di Civitavecchia, in Piazza Calamatta n.18. Siete tutti invitati a partecipare».