RIMINI – "Presto" sarà portato in Cdm il decreto energia, "stiamo definendo gli ultimi dettagli, non solo i nodi politici, i nodi tecnici naturalmente perché sia qualcosa che funziona". Così il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto a margine dell'inaugurazione di Ecomondo. Sulla possibilità che il testo arrivi in Cdm entro novembre, il ministro dice: "Non do la data, però credo proprio che dovremmo farcela".

"Noi affronteremo la questione" del consumo di suolo; "abbiamo intenzione come governo di presentare nei tempi dovuti una legge quadro perché queste competenze sono poi ripartite a livelli regionali e comunali; legge quadro che deve avere proprio come ridisegno il consumo del suolo. Un tema importante - dice - perché deve affrontare anche un'altra valutazione rilevante: abbiamo molti dei fabbricati in questo paese costruiti negli anni '50 e '60 con il cemento armato che, a differenza delle pietre e dei mattoni utilizzati dai romani, ha una durata di vita a scadenza e come tale questi fabbricati vanno rifatti. Questa, se vogliamo, è un'emergenza ma anche un'opportunità che va legata a una legge sul consumo del suolo".

Il cammino delle rinnovabili in Italia ha visto impiantare "nel 2021 meno di 1 gigawatt e mezzo, che poi sono aumentati a 3 gigawatt nel 2022, l'obiettivo di quest'anno è fare almeno 6 GW. Il percorso che stiamo seguendo con il Piano nazionale al 2030 è quello di raggiungere i 70 GW. Le difficoltà ci sono, si tratta di trovare il punto d'equilibrio rispetto ai beni paesaggistici, ad alcune valutazioni ambientali, alle valutazioni che fanno anche i territori", continua. Poi ci sono "percorsi anche più robusti come l'eolico offshore che ha bisogno di tempi molto più lunghi - dice - è un percorso che questo paese può fare, naturalmente ci vuole il massimo di determinazione e il massimo dell'integrazione tra i vari livelli istituzionali: governo, regione e comune".

«Non basta dire che dobbiamo raggiungere l’obiettivo delle rinnovabili. Gli sforzi sono altri. Ad esempio sul grande eolico offshore, dove a gironi ci sarà un provvedimento, si avvia una procedura per individuare le grandi aree oltre le 12

miglia, dove c’è molta ventosità, in accordo con gli altri paesi del Mediterraneo per stabilire l’ambito delle cosiddette zone marine. Con il provvedimento, spiega il ministro, si potranno avviare i lavori per attrezzare «almeno due porti» e costruire

navi: «sono operazioni di 2- 3 anni».

Gli altri dubbi su cui e servito un ’extra-time’ di riflessione, poi, riguardano eolico e idroelettrico. Il governo, infatti, vuole rispettare i target Ue della Strategia per lo sviluppo delle rinnovabili off-shore, che punta a incrementare la propria capacità ad almeno 70 Gigawatt entro il 2030 e a 300 GW entro il 2050.

Ragion per cui, nell’ultima versione conosciuta, il decreto si era concentro soprattutto sul sostegno agli investimenti nelle aree del Mezzogiorno, con la costituzione di un polo strategico per l’eolico galleggiante in mare, per sfruttare a pieno le potenzialità della Blue economy. Tutte misure su cui, a stretto giro di posta, potrebbero riaccendersi i riflettori.

Nessun riferimento, nelle dichiarazioni di oggi, alla conferma o meno del 2025 come data di uscita dal carbone.

EOLICO –  «Abbiamo apprezzato le dichiarazioni del Ministro Pichetto Fratin che, dalla manifestazione Ecomondo di Rimini, ha valorizzato il potenziale offerto dai progetti di eolico offshore per il raggiungimento degli importanti obiettivi europei sulla decarbonizzazione, ma siamo rimasti un pò perplessi sulle successive dichiarazioni di un imminente provvedimento ministeriale per avviare una procedura per individuare le grandi aree oltre le 12 miglia, dove c’e molta ventosita, in accordo con gli altri paesi del Mediterraneo per stabilire l’ambito delle cosiddette zone marine», dichiara Fulvio Mamone Capria, presidente dell’Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore.

«Insistono presso la Commissione Via Pnnr Pniec del Mase oltre 70 progetti di impianti per la produzione di energia rinnovabile da eolico offshore. Gli investimenti impegnati dalle società sviluppatrici sono ingenti e ammontano a decine di milioni di euro. Tutto ciò deve essere salvaguardato nell’interesse della filiera industriale dell’eolico offshore e proprio per evitare giganteschi contenziosi con la Stato. Si dovrà tener conto delle istanze fin qui presentate, tenendo in debita considerazione le autorizzazioni e i diritti ritenuti acquisiti e rivendicati dagli operatori; con particolare riferimento alla circolare n. 40/2012 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in base alla quale si produce un effetto prenotativo per le aree marine oggetto delle richieste per il rilascio di una concessione demaniale marittima. Questo effetto prenotativo e una condizione imprescindibile per poter avviare in sicurezza i costosissimi studi in mare che presentano un altissimo valore scientifico e che sono prodromici per la definizione degli studi di impatto ambientali», prosegue Mamone Capria.

«Dare un forte impulso ecoindustriale, contribuire alla modernizzazione del Paese e alla sua indipendenza energetica e sicurezza nazionale, sono solo alcuni degli aspetti positivi che possiamo ottenere sostenendo i nostri progetti di rinnovabili dal mare. In mancanza di tale collaborazione tra il mondo delle imprese e le istituzioni, il rischio e che gli investimenti stimati in circa 30 miliardi di euro calcolati su un obiettivo di 10 GW di eolico offshore e commisurato all’effettivo potenziale, possano essere dirottati altrove, disincentivando la creazione di una filiera italiana», scrive in conclusione Aero al ministro Pichetto, chiedendo un incontro urgente sul tema.

NUCLEARE – Intanto il governo accelera sul nucleare e, «in tempi brevi», prevede di realizzare il deposito delle scorie. Ad annunciarlo e il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, agli Stati generali della green economy, in corso alla fiera Ecomondo a Rimini. Il deposito sara costituito «non dico entro Natale, ma in tempi molto brevi - ha spiegato -. Ci sto lavorando tutti i giorni». Per il responsabile del Mase, infatti, il tema delle scorie e il «vero problema» rispetto al dibattuto generale sul nucleare in Italia. Perche, in un futuro, lo Stato non si trovera a costruire centrali ma dovra solo concedere ’autorizzazionì: «Se ha ragione la scienza si avranno fra 8-10 anni i cosiddetti small reactor. E sara il sistema di imprese a valutare» di realizzarli, «il ruolo dello stato sara di permetterlo». Altro discorso quello delle scorie, visto che al momento in Italia ci sono 98mila metri cubi a bassa e media intensita, che sono essenzialmente ospedaliere.

«Chi dice che non vuole il deposito delle scorie, e pronto a dire a un suo famigliare o a un suo amico ’non fare la Pet in ospedale, perché produce scorie’? Noi produciamo mediamente 1000 metri cubi al mese (di scorie a media e bassa intensità, ndr). Dobbiamo trovare una soluzione», ha incalzato Pichetto. «Dopo trent’anni non ce l’abbiamo ancora fatta. Questo governo vuole farcela, e fara il deposito delle scorie», ha promesso il ministro. Già domani i sindaci di Latina e Trino vercellese, e rappresentanti dell’Anci, saranno sentiti in commissione Ambiente della Camera, in vista dell’individuazione dell’area destinata alla realizzazione del Parco tecnologico e del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi a bassa e media intensità.

Mentre dalle opposizioni è il deputato Pd, Roberto Morassut, a incalzare: «Ricordo che quando avviai la procedura ferma da 30 anni per la individuazione delle aree idonee, la destra di Fratelli d’Italia, della Lega e di Forza Italia protestò. Era il gennaio del 2020. Spero che si combini qualche cosa oltre gli annunci».

Pichetto - e in generale l’esecutivo - non ha mai nascosto di guardare al nucleare cosiddetto ’pulito’, quello di quarta generazione, ritenuto un aiuto valido per soddisfare il fabbisogno energetico del Paese. Sulle rinnovabili, infatti, l’Italia si mostra indietro.

«È un percorso difficile», ha ammesso il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica. Nel 2021 sono stati impiantati meno di 1,5 gigawatt di rinnovabili, poi nel 2022 sono aumentati a 3 gigawatt. «L’obiettivo di quest’anno e farne almeno 6, e l’obiettivo al 2030, che stiamo dando nel piano nazionale energia, e raggiungere i 70 gigawatt», ha annunciato. Ma se da una parte «è facile esaltare l’obiettivo», in una logica di transizione ecologica sempre più necessaria, dall’altra «si tratta di trovare il punto di equilibrio rispetto ai beni paesaggistici, alle valutazioni ambientali, alle valutazioni dei territori».

Per quanto riguarda, poi, l’eolico offshore i tempi sono ancora «più lunghi». L’impegno del governo e rispettare gli obiettivi climatici fissati al 2030 e 2050, ha assicurato il ministro convinto però dell’utilità di un’integrazione «massima» tra i vari livelli istituzionali, governo, Regioni e Comuni. È questione di ’equilibrio’, ha ribadito più volte Pichetto, fra finalità ambientali, l’economicità dell’intervento e la sostenibilità economica e sociale.

«La sfida di tutto il sistema e cogliere questa opportunità per una crescita complessiva, che sia crescita e non decrescita», ha spiegato inaugurando la fiera della green economy Ecomondo. Questo lo si raggiunge con un percorso che significa cambiamento del sistema produttivo come innovazione, «non come qualcosa da cui bisogna difendersi».