Prestiti alle imprese (impieghi vivi) a maggio 2023: la Tuscia al 42° posto con un calo del 6,1%.

E’ crisi nazionale per l’Italia per l’andamento dei prestiti alle aziende. Con la media del calo del 5% l’Italia è 19° in Europa (peggiore solo Cipro) per i crediti al mondo imprenditoriale. I dati sono della Banca Centrale europea su elaborazione della Cgia di Mestre.

Nella Tuscia sono arrivati a maggio 2023 prestiti alle Pmi per 1.772,7 milioni di euro rispetto ai 1.888 del maggio 2022, con un calo di 115,3 milioni di euro. Il calo del 6,1% è superiore alla media nazionale ed è identico a quello delle province di Torino e Perugia.

La peggiore provincia italiana per il calo di prestiti alle Pmi è Trieste con -15%, seguita, con cali a due cifre, da Aosta (-14,6%), Biella (-12,7%), Savona (-12,2%), Cagliari (-11.6%), Brescia (-11,5%), Macerata (-11,4%), Siena (-10,9%), Catanzaro (-10,6%), Varese (-10,4%), Udine (-10,2%) e Genova (-10,1%). Unica provincia “record” in Italia per l’aumento di prestiti da maggio 2023 a maggio 2023 è Isernia con +16%. Altre province in territorio positivo sono, nell’ordine Reggio Emilia (+4,0%); Bologna (+3,7%); Trapani (+3,5%); Salerno (+2,6%); Taranto (+1,7%); Benevento, Parma e Bolzano (+0,7%); Milano (+0,5%); Treviso, Pistoia e Sud Sardegna (+0,2%).

A livello assoluto rimane Milano la città con maggiori prestiti alle imprese con un totale, a maggio 2023, di 109.726,6 milioni di euro, seguita da Roma con 55.397,3 milioni di euro, Torino (25.628,8 milioni di euro), Brescia (22.688,9). Nel Lazio la Tuscia è penultima per prestiti alle imprese a maggio 2023 (1.772,7 milioni di euro), preceduta, oltreché da Roma, anche da Latina (3.489,4) e Frosinone (2,891,8); segue solo Rieti con 473,4 milioni di euro.

Tale situazione deriva da una pluralità di fattori tra cui il forte aumento del costo del denaro voluto dalla Banca Centrale europea; il rallentamento dell’economia mondiale che, in Italia, si è indirizzato principalmente al settore manifatturiero (nel nostro Paese comparto che trascina la gran parte della domanda complessiva di credito alle imprese); la bassa remunerazione dei conti deposito delle Pmi. In quest’ultimo caso i tassi passivi, ben oltre il 4% e superiori di gran lunga ai tassi di remunerazione di conti, hanno portato moltissimi imprenditori a preferire di attingere alle proprie risorse per gestire le loro dinamiche lavorative. In un anno, infatti, i depositi bancari delle imprese italiane sono diminuiti del 4,3% pari ad una perdita di 21,5 miliardi di euro. I dati sono stati elaborati dalla Cgia di Mestre su dati della Bce.

Il dato negativo del credito alle Pmi italiane è in contrasto con quello di Germania (+7,4% di credito) e Francia (+4,5%), mentre, pur essendo negativo (-2,8%) anche quello della Spagna, lo è in proporzioni minori.

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