CIVITAVECCHIA – Alla vigilia del tavolo convocato per il 2 dicembre prossimo in Regione Lazio – al quale parteciperanno Regione, Comune di Civitavecchia, Unindustria, Minosse, Enel e le organizzazioni sindacali – i lavoratori della Minosse hanno diffuso una lettera aperta nella quale esprimono “preoccupazione” per il proprio futuro lavorativo. Al centro dell'incontro ci sarà infatti anche la questione del rinnovo del contratto tra Enel e l’azienda, un passaggio ritenuto decisivo per la tenuta occupazionale di decine di addetti impegnati nella centrale di Torrevaldaliga Nord.

«Sappiamo che a quel tavolo – scrivono – verrà discusso il futuro e l’eventuale rinnovo del contratto tra Enel e la nostra azienda. In questa sede, per noi cruciale, vogliamo portare all’attenzione di tutte le cariche presenti la nostra preoccupazione più grande: la stabilità occupazionale».

Nella lettera i dipendenti ricordano «il ruolo importante» svolto nel corso degli anni «fin da quando è stata avviata la centrale di Tvn», mettendo in campo «competenza e professionalità, soprattutto durante il periodo pandemico e quando ci fu la crisi del gas». Oggi, denunciano, «rischiamo di essere buttati via come una scarpa vecchia». Da qui la richiesta diretta alle istituzioni e ai soggetti seduti al tavolo: «Chiediamo con forza a ciascuno di voi, nelle vostre rispettive competenze e ruoli, di interloquire e fare in modo che, in qualsiasi scenario futuro, nessun lavoratore venga licenziato. Chiediamo altresì che le Istituzioni si prendano le proprie responsabilità al fine di assicurare la continuità occupazionale di tutti i lavoratori impiegati a Tvn». Un appello che si inserisce nel quadro più ampio della transizione energetica: «Non solamente perché questo deve essere l’obiettivo basilare di una transizione giusta – proseguono – bensì perché siamo di fronte a una cessazione della produzione a carbone decisa da almeno sei anni. Ed ora si vorrebbe ripensare, ma con prospettive purtroppo ancora indefinite e quindi con il rischio, nel frattempo, che il tutto venga scaricato sui lavoratori».

La lettera si chiude con un ultimo invito alla politica e alle parti sociali: «Confidiamo nel vostro senso di responsabilità e nella vostra capacità di trovare una soluzione che tuteli il nostro lavoro e le nostre famiglie».