TARQUINIA – “Roma imperiale... una rilettura della storia in chiave ironica”. E’ questo il senso del libro del professor Cesare Aloisi che sarà presentato sabato 18 marzo alle ore 18 presso la sede della Società tarquiniense d’arte e storia in via dell'Archetto 4 a Tarquinia. “Roma imperiale... Te posso sfótte un po'?” è una scanzonata parodia del nostro glorioso passato storico. Il libro ripercorre, in spigliate ottave di endecasillabi romaneschi, talvolta introdotte da brevi, brillanti spunti di prosa, la storia di Roma dalla sua fondazione alla calata dei barbari e alla caduta dell'Impero. Con tono leggero e apertamente ironico, dopo alcuni capitoli dedicati alla nascita della città e al periodo monarchico, dove si evidenzia il grande contributo che gli Etruschi hanno dato alla grandezza di Roma, il professor Aloisi si sofferma su alcuni eventi cardine della repubblica, per poi spaziare approfonditamente sulle gesta, della maggior parte degli imperatori, fino alla calata dei barbari e alla caduta dell’Impero. «Aver conosciuto Pascarella, ed avergli subito voluto bene, - confessa l’autore - è stato per me un moto simultaneo. È a lui che devo la mia riconoscenza, per avermi convinto che la nostra storia si potesse raccontare in versi romaneschi. La mia ammirazione per le sue pagine dedicate alla storia di Roma, rimasta incompiuta, mi ha ispirato il presente progetto che coltivo da tempo e che solamente in tarda età mi sono accinto a concretizzare. L'opera ha richiesto un meticoloso impegno di ricerca, durato diversi anni, per la vastità e la varietà degli argomenti trattati. Ma oggi mi considero soddisfatto del lavoro compiuto. Spero vivamente di trovare un qualche apprezzamento presso quegli occasionali lettori che si imbatteranno in questo testo". La vena umoristica permea tutto il poema; solo in alcune sporadiche pagine resta in silenzio e si vela di commozione, per l'emozione ed il coinvolgimento indotti dall'evento narrato. Nella parlata romanesca lo stile trova tutta l'immediatezza dell'espressione naturale, grazie ad un efficace lavoro di cesello a cui l'autore ha assoggettato i suoi versi. Per la caratteristica dialogica e parlata, la spontaneità della forma, l'opera si adatta alla declamazione pubblic e alla recitazione teatrale. Si tratta di una ricostruzione puntuale della storia di Roma fatta con la competenza dello studioso e la sensibilità dell’insegnante. L’ironia lega come un fil rouge sia la prosa sia le ottave romanesche di uno scanzonato Vate, che racconta, “a modo suo”, in una maniera burlona, a volte maliziosa e derisoria, gli eventi fondamentali e le gesta più importanti degli artefici del nostro avvincente passato imperiale, mantenendo sempre, con disarmante franchezza, salda fedeltà alla verità storica. Introduce spesso i vari episodi un impettito narratore, rappresentante della storia “ufficiale”, che offre al Vate l’opportunità di controbattere, con beffarda spregiudicatezza, in un colorito linguaggio romanesco, alcune avventate asserzioni. Conclude l’intero racconto una esuberante, colorita ramanzina che il fantasma del poeta scrittore romanesco Cesare Pascarella rivolge allo sconsiderato cantastorie. La chiarezza espositiva, la singolarità dell’umorismo e l’originalità dello stile che lo contraddistinguono, fanno di questo libro una lettura divertente ed istruttiva al tempo stesso: una compagnia interessante, a portata di mano, per trascorrere amabilmente delle ore libere. In appendice, un vivace cammeo, anch’esso in ottave romanesche, offre il ritratto realistico della “Donna etrusca”: bella, superba, forte, intraprennènte, libbera, volitiva, accurturata... ...Uno sprennóre de regalità; ‘n’esplosione de femminilità. La dedica dell’autore è rivolta a chi “non si stanca mai di credere che un mondo migliore sia possibile”.