CIVITAVECCHIA – La rivista “Sight and Sound”, del British Film Institute, nel 2022 ha stilato la classifica dei film migliori di tutti i tempi. Ha stupito vedere che il primo posto l’avesse conquistato “Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles”, lungometraggio del 1975 diretto da Chantal Ackerman. Quello della regista belga è certamente un nome importante non solo per il cinema d’avanguardia, sviluppatosi tra gli anni ’60 e ’70, ma per tutte le donne che hanno intrapreso una carriera come cineaste. Il New York Times, infatti, ha definito “Jeanne Dielman” il primo capolavoro femminile della storia del cinema: finalmente, non si parlava più di donne soltanto ed esclusivamente in qualità di attrici, ma in quanto oggetto protagonista del film a tutto tondo, sia dietro che davanti la macchina da presa, grazie alla quale prende vita il loro complesso e sfaccettato bagaglio emotivo. Chantal Ackerman racconta lo svolgersi di tre giorni della vita di Jeanne Dielman (Delphine Seyrig), la donna che dà il nome al film, e l’estrema monotonia in cui si svolge la sua vita domestica, nella quale gli avvenimenti si ripetono sempre uguali in un’incessante e soffocante routine. Il suo personaggio è imprigionato in quella dimensione dove, ancora oggi, la società tende a relegare le donne: avendo assunto il ruolo di moglie, madre e amante, l’individualità di Jeanne come essere umano è totalmente annullata. In questo già sconsolante quadro anche la casa (un elemento storicamente legato alla sfera femminile) dove si svolge l’in-azione diventa una gabbia dai confini netti, rappresentati a loro volta dall’indirizzo nel titolo del film, e in cui anche i rapporti interpersonali finiscono col diventare una costrizione. Una condizione di monotona disperazione che non può non condurre all’inaspettato climax finale, espressione della liberazione della protagonista dal giogo patriarcale nonché della sua sua totale presa di coscienza come donna ed essere senziente. “Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles” di Chantal Ackerman è tutt’oggi un film fondamentale della storia del cinema in quanto resta, a distanza di quasi cinquant’anni, un’attualissima riflessione sulla condizione domestica femminile, ancora troppo e tragicamente ignorata.

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