CIVITAVECCHIA – Compie oggi 87 anni uno dei grandi e più celebri volti di Hollywood, Jack Nicholson. Nato in New Jersey, lungo quella costa orientale degli Stati Uniti che ben poche promesse poteva offrire ai giovani degli anni Cinquanta con il sogno del cinema, all’età di soli 17 anni si trasferisce nella soleggiata Los Angeles, con in tasca tanta voglia di fare. Riesce a frequentare i corsi di recitazione di Martin Landau e fa amicizia con personalità del calibro di Harry Dean Stanton e Dennis Hopper, che incontrerà nuovamente sul set nel 1969 e con cui reciterà in “Easy Rider”. Grazie a questo film e all’interpretazione dell’avvocato George Hanson ottiene la prima candidatura all’Oscar e la sua carriera prende il volo, al punto che l’attore diventa uno dei più richiesti di Hollywood: Roman Polánski prima e Michelangelo Antonioni poi lo vogliono a recitare rispettivamente in “Chinatown” e “Professione: reporter”, ma è solo con la magnifica e indimenticabile interpretazione di Randle Patrick McMurphy che vince l’Oscar come migliore attore protagonista, diretto da Miloš Forman in “Qualcuno volò sul nido del cuculo”.

Dopo i ruoli intensi degli anni Sessanta e Settanta, a cui l’attore accompagnò un forte impegno politico personale che lo portò a manifestare apertamente contro il governo statunitense, fautore della guerra in Vietnam, gli anni Ottanta permettono a Nicholson di esplorare un altro lato della recitazione, con cui si affermerà nell’immaginario collettivo per la sua caratteristica e spiccata espressività: le sopracciglia arcuate e il ghigno a trentadue denti gli hanno conferito un’espressione “mefistofelica” che gli ha permesso di interpretare con successo Jack Torrance, lo scrittore di “Shining” che diventa preda della follia dell’Overlook Hotel; ma anche il diavolo de “Le streghe di Eastwick”, accanto alle dive Cher, Michelle Pfeiffer e Susan Sarandon, e il Joker nel “Batman” di Tim Burton, interpretazione che lo stesso attore definisce “un pezzo di pop art”.

Tra gli anni Novanta e i Duemila è tornato a prediligere ruoli più introspettivi, primo tra tutti quello di Warren Schmidt in “A proposito di Schmidt”, per poi decidere di ritirarsi dalle scene nel 2019, dopo una vita straordinariamente spesa al servizio del cinema.

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