“Progetto chiese aperte per conoscere e amare la nostra storia attraverso l’arte e la fede”. E’ il nome dell’iniziativa messa in campo da Diocesi di Viterbo ed associazione di volontariato Caritas Emmaus Odv, con il supporto di Archeoares, per la valorizzazione degli edifici di culto e degli istituti culturali diocesani. Il progetto è stato presentato da don Massimiliano Balsi (vicario episcopale per la cultura, formazione e tradizioni), dall’ingegner Santino Tosini (direttore dell’ufficio Beni culturali della Diocesi di Viterbo)e da Sabrina Casini (responsabile di Caritas Emmaus Odv). Presenti anche a coordinare il responsabile delle comunicazioni sociali della Diocesi don Emanuele Germani; Giampaolo Serone, responsabile di Archeoares e tre volontarie di Emmaus: Veronica Facio, Angela Letizia Popomni e Giovanna Rizzuti. L’iniziativa partirà nel fine settimana del 9 e 10 dicembre e verrà replicata anche nel successivo weekend del 16 e 17 dicembre con orari ancora da definire ma probabilmente il sabato pomeriggio e tutta la domenica. zIl progetto Chiese aperte è finanziato dalla Conferenza episcopale italiana – spiega don Balsi – che vede la Diocesi di Viterbo come capofila di quelle del Lazio per la realizzazione. Scopo del progetto è restituire alla popolazione ed ai turisti il proprio patrimonio storico-artistico. E’ recuperare spazi che sono stati, anche nel passato, luoghi di socialità, d’incontro e di crescita umana e cristiana. Fare conoscere questi luoghi significa imparare ad amare la nostra città ed essere parte integrante di un cammino sociale, civico ed ecclesiale che dobbiamo ritrovare”. Nello specifico il progetto «parte da 5 chiese del centro storico di Viterbo: quella di San Giovanni in Zoccoli, di San Giovanni Battista detta del Gonfalone, la chiesa di San Marco, la chiesa di San Sisto e di Santa Maria in Suffragio”. Il progetto inizierà con 10 volontari di Emmaus Odv ma “nel 2024 si doterà di altri che scaturiranno da un corso di formazione specifico che si terrà tra febbraio e marzo – conclude Don Massimiliano Balsi – ed avremo il coinvolgimento di altri enti tra cui il Comune di Viterbo-Assessorato alla Cultura ed Università della Tuscia». Altro obiettivo della valorizzazione delle chiese è evitare la loro vandalizzazione mediante la fruizione ed il controllo. «Il progetto Chiese aperte nasce per esigenze di tutela di chiese che normalmente sono chiuse – dice l’ingegner Tosini – e prevede il coinvolgimento dei volontari di Emmaus per l’accoglienza e la presentazione di massima delle opere conservate. Abbiamo realizzato dei depliant illustrativi da distribuire e tengo a precisare che non ha come scopo finale quello turistico ma di rendere fruibili luoghi di culto affinché la bellezza e la fede che per secoli hanno permeato questi edifici possano essere a disposizione di tutti. Anche molti viterbesi non conoscono tante chiese cittadine. Vogliamo estendere il progetto ad altri edifici ed anche a chiese periferiche della Diocesi». Sabrina Casini, responsabile di Emmaus Odv spiega che «la nostra associazione, dal 2001, offre il suo servizio a tutte le iniziative diocesane e della Caritas. Abbiamo abbracciato questo progetto di apertura delle chiese offrendo i nostri volontari che, per lo più, sono giovani studenti universitari parte di un progetto di co-housing a titolo gratuito che si chiama AbitiAmo ed è della Caritas diocesana: in cambio di accoglienza nel periodo degli studi i volontari offrono la propria disponibilità per le iniziative in cui vengono coinvolti». Giampaolo Serone, responsabile di Archeoares nota che «il nostro ruolo deriva dall’esperienza nel turismo culturale per portarlo anche a questi giovani ragazzi che hanno seguito dei corsi in modo attento e puntuale. Si è creata una forte sinergia tra Archeoares ed altre associazioni caritatevoli come raramente si era visto a Viterbo. Si tratta di un’idea anche di rilancio del centro storico che andrà ripresa e portata avanti».