DON IVAN LETO*

Mentre Giuda impasta il tradimento e si consuma la corruzione dei capi dei sacerdoti e degli scribi, due discepoli preparano la Pasqua come fosse un atto liturgico. I capi del popolo vogliono eliminare Gesù, ma Dio risponde al tradimento dell'uomo con il supremo dono di se stesso. Nel brano evangelico di questa domenica è descritta la preparazione secondo l'antica tradizione di Israele in un ambiente interno alle mura; ma irrompe l'assoluta "novità" della storia di Dio. E' una Pasqua come tutte le altre, eppure è la vera Pasqua della quale tutte le altre erano solo profezia. È Gesù che dirige i gesti e prepara la Pasqua con parole e gesti che lo mostrano Signore. La pasqua veniva celebrata in famiglia; questa è dei discepoli con Gesù, una nuova familiarità che non annulla gli altri. Questo segno della pasqua preparata e consumata è lungo di millenari, ma l'essenziale di questa cena si è custodito fino ad oggi, fino alla nostra. Passano le generazioni, ma il Maestro è sempre lì. Pasqua è un sacrificio capovolto. Tutte le religioni prevedono l'offerta di sacrifici alle divinità. Anche Israele aveva conosciuto una lunga strada di liturgie sacrificali, dalla povertà del deserto allo splendore del tempio di Gerusalemme. Ora il velo si apre: non è l'uomo che offre a Dio, ma Dio offre se stesso per la salvezza dell'uomo. L'agnello della Pasqua ebraica era simbolo dell'Agnello di Dio. 'Prese il pane, prese il calice', gesti semplici, che possiamo fare anche noi tutti i giorni. Tutti bevono a quel calice che contiene il suo sangue 'versato per molti'. 'Prendete, bevete': è un comando che risponde ad un grande desiderio di comunione. È Dio che ci ha amati per primo. Due verbi importanti: benedire (benedizione sul pane) e ringraziare (ringraziamento sul vino). L'Eucarestia è il sacrificio d'amore che Gesù, il Figlio, ha compiuto dentro il suo rapporto col Padre: dona la sua vita, tutta affidata al Padre, con una riconoscenza senza fine.
Il sangue di Gesù è versato "per molti", un'espressione ebraica che significa "la moltitudine" e comunque esprime la volontà salvifica universale. E' festa, oggi, perché è il dies Domini, il giorno del Signore, e ancor più perché è la solennità del Suo Corpo e Sangue. Il Corpus Domini è il banchetto del Re a cui siamo invitati: è il pane degli angeli, il pane dei pellegrini, il vero pane dei figli.

*Don Ivan Leto

Cattedrale Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia

Parrocchia N.S. di Lourdes