VITERBO - Attilio Manca, il medico 34anni, morto nel 2004, è stato ucciso, non si trattò di suicidio. Sono le conclusioni della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, sul caso di Attilio Manca, ritrovato senza vita nella sua abitazione di Viterbo, nel 2004.

L’ipotesi iniziale fu quella del suicidio perché dagli esami autoptici risultarono nel corpo del 34enne eroina e alcol. Una ipotesi che, però, la famiglia non ha mai ritenuto attendibile. I suoi genitori si opposero all’archiviazione sostenendo che il figlio fosse stato ucciso per coprire un intervento subito da Bernardo Provenzano a Marsiglia. Secondo la Commissione, «l’unica ipotesi ragionevole e priva di contraddizioni» è quella dell’omicidio di Manca.

«Appare incongruo giungere a una conclusione diversa da quella secondo cui Attilio Manca sia stato ucciso, unica ipotesi ragionevole e priva di contraddizioni con i dati obiettivi delle modalità della morte del Manca, le informazioni fornite dai collaboratori di giustizia, gli elementi raccolti sui contatti fra la latitanza di Provenzano e il territorio di Barcellona Pozzo di Gotto e della provincia di Messina e, infine, le considerevoli opacità su aspetti rilevantissimi riguardanti le cure sanitarie in favore del latitante corleonese».

Per la Commissione, la morte di Attilio Manca è «imputabile a un omicidio di mafia e che l’associazione mafiosa che ne ha preso parte (non è chiaro se nel ruolo di mandante o organizzatrice o esecutrice) sia da individuarsi in quella facente capo alla famiglia di Barcellona Pozzo di Gotto»